lunedì 12 aprile 2010

Un Nuovo Regno - Parte 4

Ormai era il caos completo: migliaia di persone si riversavano sulle strade, cercando di scappare spintonandosi e cercando di rifugiarsi nei luoghi più disparati. Il gigante era talmente grande che a volte non era più nemmeno possibile disinguerlo o capire di essergli vicino. Motivo per il quale molta gente, correndo, andava semplicemente a sbattere contro i suoi piedi, quasi fossero un muro o la base di qualche palazzo. Non che ad Andrea la cosa desse fastidio, al massimo avvertiva del solletico ma ormai si stava abituando al formicolio attorno ai suoi giganteschi piedi venosi e potenti.

Il momento in cui Andrea si levò gli slip fu incredibile visto dal basso dei piccoli uomini. Un piede si sollevò all'improvviso, portando via con sè decine di persone che vennero risucchiate dal vuoto d'aria lasciato dallo spostamento di un ammasso talmente grande di carne e muscoli. Poi il gigante si sfilò la prima parte degli slip, portando poi nuovamente il piede a terra, schiacciando nel processo le stesse cose e le stesse persone che erano state schiacciare precedentemente, poi si sfilò anche la parte destra, questa volta riportando il piede a terra assieme agli slip, che in pochissimi secondi fecero raccolta di altri oggetti e persone. Coloro che erano nelle vicinanze dell'indumento sentirono immediatamente il profumo decisamente maschile di quello che era contenuto al suo interno fino a pochi secondi prima.
Poco dopo però, lo stesso piede da cui si erano sfilate le mutande le stava calciando lontano, coprendo un quartiere qualche centinaio di metri più ad est della città. sommergendo un interno palazzo del suo forte odore.

L'istinto di molti di quelli che per il gigante ormai erano insetti, fu di alzare lo sguardo verso l'alto per capire cosa fosse successo. Molti avevano visto che Andrea aveva versato una manciata di persone nel suo immenso pacco e si chiedevano che fine avessero fatto. Probabilmente alcuni erano ancora nelle mutande, più o meno vivi.
La risposta comunque arrivò poco dopo, quando una prima persona cadde dall'alto proprio in mezzo alla folla. Guardando in alto la scena era incredibile, due gigantesche sequoie – le gambe del gigante – si stringevano ad incontrarsi e al loro incrocio le due più gigantesche palle mai viste penzolavano pericolosamente sulla città, seguite dal gigantesco membro di Andrea, eretto e grosso, grossissimo anche per una persona di dimensioni normali. Era largo abbastanza da lasciare ad alcuni piccoletti che erano nelle sue mutande di usarlo come ponte di salvezza. Tenevano le loro piccolissime mani aggrappate alla pelle del cazzo del gigante, che ad ogni sospiro sobbalzava di diversi metri verso l'alto, gonfiandosi ancora lentamente.
I poverini però ebbero i secondi contati, dato che il gigante, prima di cominciare di nuovo il suo cammino devastante per la città, si afferrò il cazzo per inziare a lavorarlo lentamente godendosi la passeggiata e cercando qualcosa da scopare per rilasciare le vasche di sperma che i suoi giganteschi coglioni stavano producendo in abbondanza dal momento del suo primo passo in quella terra di microbi.

Il gigante quindi, tornò a camminare, tenendosi il cazzo in mano.
Era uno di quei camminamenti spavaldi, come solo è possibile quando uno cammina massaggiandosi il membro. Il gigantesco adone, posava ogni passo a terra conscio della confusione e della distruzione creata sotto alle sue piante. A volte, il terreno cedeva miseramente, facendo scendere il piede del gigante nel terreno almeno fino a metà polpaccio. La seconda volta che questo accadde, il gigante disse solo: "fottutissima metropolitana" e così facendo rimase con il piede in quella posizione e con un potentissimo pugno della mano destra distrusse il suolo attorno al polpaccio, rivelando alla luce del sole le rotaie e un piccolo treno incastrato per metà sotto il suo piede. "eheheh, bingo! vi ho trovato, formichine". La mano scese ancora una volta, minacciosa gigantesca, questa volta per afferrare il treno ed estrarlo dalle viscere della terra. Tirato solo da una carrozza, il treno si sfilò completamente.
All'interno la gente cadeva nel vuoto fino ad incontrare le porte chiuse tra una carrozza e l'altra. Alcuni riuscirono a vedere fuori dal finestrino di essere sollevati a centinaia di metri di altezza.
Inutile dire che il gigante, in tutta la sua arroganza, non perse nemmeno un secondo per confrontare il treno con il suo membro eretto. Stacco due carrozze di troppo e le lasciò cadere a terra. Tenne in mano le altre tre e leappoggiò proprio sopra il suo uccello. Il treno raggiungeva a malapena la lunghezza del cazzo del gigante, esclusa la gigantesca cappella viola e umida per l'eccitazione, e sicuramente non era nemmeno paragonabile in larghezza. "Ridicolo! Se mi scopassi uno di questi palazzi sarebbe più distruttivo che trapassarlo con questo treno. Sono un fottutissimo gigante, insetti!" E così dcendo lanciò il treno lontanissimo, dove più nessuno potè vederlo, fece un passo per schiacciare una folla che si era raggruppata proprio sotto di lui e ficcò in un solo colpo il suo membro dentro il palazzo di fronte e lui, che superava a malapena il suo ombelico. Il palazzo venne trapassato da parte e parte, la punta del membro del dio spuntò dall'altra facciata distruggendo muri e finestre, facendole esplodere.
"Ahhh, sìì!" Il gigante allargò ancora un pò le gambe, per avere più stabilità, e appoggiò entrambe le mani sulla cima del palazzo per possederlo meglio. Dopo il primo colpo, le palle si abbatterono sulla facciata del palazzo, entrando a loro volta dentro di esso e schiacchiando le persone che erano alla loro altezza, per poi tornare all'esterno e tornare a ciondolare tra le gambe del mostro.

Ad ogni colpo il membro si ingrossava ulteriormente, la cappella usciva dalla pelle attorno ad essa e inumidiva tutto e tutti coloro che gli capitavano accanto. All'interno del palazzo la scena era eccitante e spaventosa al tempo stesso: Un mostro di pelle, si faceva largo lentamente ad ogni colpo, tra tutti gli elementi di arredo da ufficio rimasti intatti dal primo affondo. Alcuni, rassegnati al fatto di essere ormai destinati a finire schiacciati dal momento orgasmico del gigante, si avvicinarono per massaggaire il più gigantesco cazzo che avrebbero mai visto in vita loro.
Il gigante cominciava a sudare, colate di acqua calda e odorosa cominciavano a fluire dal petto verso gli addominali, cadendo lentamente come piccolossime cascate e riversandosi sulla base del cazzo per poi cadere goccia dopo goccia sulla strada. Dove altra gente veniva schiacciata dagli improvvisi spostamenti dei piedi di Andrea, che a volte riaggiustava la sua posizione. I gemiti di godimento si sparsero per la città che si immobilizzò per assistere a quel momento ipnotico. La velocità della scopata cominciava ad aumentare, e tutti pensarono che il momento stesse per arrivare - e avevano ragione. Improvvisamente, colpo dopo colpo, il palazzo si sbriciolò tra le mani del dio e proprio pochi secondi prima di eiaculare si disintegrò attorno alla mazza gargantuesca, il gigante si girò quindi verso la folla che si era formata alle sue spalle e dall'alto fece un gigantesco sorriso, più un ghigno a dire il vero e con un fortissimo urlo, che segnalava il massimo della sua eccitazione e il momento dell'orgasmo, liberò tutto il suo sperma caldo, abbondate e pesante sulla folla, che realizzando cosa era appena successo stava già inziando a scappare ancora una volta.
Il primo fiotto si abbattè lontanissimo, uccidendo sul colpo una decina di persone e appiccicandone a terra altrettante, lasciate a cercare di liberarsi dalla sostanza. tenendosi il cazzo, ANdrea fece un altro passo, schiacciando altra gente e gettando un secondo un terzo e un quarto schizzo, che finrono attorno a lui. Questi furono seguiti da un forte verso del gigante, che sentì arrivare altri abbondantissimi fiotti di sperma, che infatti uscirono copiosi. Non finirono lontani dal cazzo del gigante ma in quantità incredibile e abbondante, spiaccicandosi al suolo e annegando altre persone. ANdrea mollò la presa del suo membro gigantesco che rilasciando gli ultimi schizzi iniziava già a sgonfiarsi, stanco e fiero, afflosciandosi tra le cosce del titano. Guardandosi il cazzo, ancora più impressionante ora che era flaccido eppure ancora così grande e potente, il gigante si massaggiva il petto e gli addominali ripulendosi dai detriti della scopata e di sudore, per poi posare un piede di proposito su una sborrata abbondante e piena di uomini che stava proprio sotto si lui, schicciandoli come si farebbe con una sigaretta.

Andrea restò fermo qualche secondo, con le manu sui fianchi guardano la distruzione attorno a lui e raccogliendo da terra gli slip e infilandoseli di nuovo, sistemandosi l'uccello ancora una  volta e, massagiandosi le grosse palle, quasi a sottolineare chi fosse il maschio dominatore, disse a voce alta: "adesso ci vorrebbe una cazzo di birra fresca".

Nessun commento: