venerdì 10 luglio 2020

Lord of the Mountain

Finalmente era arrivata la settimana di Ferragosto.

Luca lavorava come bancario presso una noiosissima banca del centro: trascorreva le settimane vestito di tutto punto, cravatta ben posizionata sopra la camicia e quello che si definirebbe un corporate-haircut. Tutte le sere si trasformava in un'altra persona quando, scendendo una decina di piani più in basso nello stesso edificio, si allenava in palestra e alla parete di climbing; dopo oltre tre anni, questa routine lo aveva portato ad avere un fisico invidiabilissimo che, purtroppo per gli occhi dei suoi colleghi, era costretto a nascondere sotto camicie e giacche.

Le vacanze però erano arrivate e Luca era già alla guida della sua macchina in abiti sportivi diretto verso una piccola località montana, dove era situato un lago che gli avevano descritto come deserto, tranquillo e con acque limpide. Luca amava prendersi cura di sé, e nonostante fosse decisamente bellissimo – alto 1,85, moro, con una bella barba corta, fitta e curata, occhi scuri e fisico statuario – non era decisamente un esibizionista, motivo per cui una località montana con un piccolo lago in cui tuffarsi e un masso su cui stendersi al sole e rilassarsi era la sua idea di paradiso.

Poche ore di macchina e molti tornanti dopo, Luca arrivò alla piccola baita di cui già aveva ottenuto le chiavi in città. Parcheggiò la macchina, sollevò il bagaglio con facilità facendo esplodere i muscoli definiti del suo braccio sotto la maglietta bianca che indossava e si diresse, infradito ai piedi, verso la porta. Una volta entrato, buttò a terra la sacca bagaglio da cui estrasse immediatamente un costume slip blu; si spogliò sul posto restando completamente nudo, si diresse in bagno, divaricò le gambe di fronte al water e con un sospiro di sollievo fece una lunga pisciata. Mentre tirava l'acqua, pulì il suo flaccido, grosso e lungo membro, già paurosamente ciccione in quello stato di riposo, buttando la carta nello scarico, che ancora stava scrosciando. Come per controllare che tutto fosse a posto si massaggiò le grosse palle lisce e  gonfie, poi si diresse scalzo verso la sacca dove aveva lasciato il costume da bagno che aveva estratto. Fece un paio di passi svogliati verso la sacca quando sentì qualcosa di minuto rompersi sotto la pianta del suo piede. Normalmente non ci avrebbe fatto nemmeno caso, ma era in vacanza e aveva tempo e voglia di rilassarsi, quindi si fermò alzò il piede per prenderselo e, rimanendo in equilibrio sull'altro, controllò cosa avesse schiacciato. Vide solo un ammasso di piccoli resti, sembrava un grosso insetto schiacciato. Luca fece un gesto di disgusto ma decise di continuare a camminare senza pulirsi: "bah, si laverà via dopo una nuotata". Luca non aveva ovviamente idea di avere appena schiacciato con facilità, con un solo passo, un gruppetto di piccole persone alte meno di 1cm, che erano in perlustrazione nella sua abitazione. Piccole persone che abitavano a chilometri di distanza da quello che per loro era un antro gigantesco e minaccioso, ma che per Luca altro non erano che poche decine di metri quadrati di casetta.

Luca infilò il suo costume, che subito si riempì della sua abbondante mascolinità. Fiero di quello che vedeva allo specchio e quasi dispiaciuto di non essere andato a trascorrere le vacanze dove il suo fisico e il suo cazzone avrebbero potuto fornirgli molto divertimento, si infilò di nuovo le sue infradito nere – Luca portava il 47 – e schiacchiando ulteriormente tra la plastica e il suo peso infinito i rimasugli delle persone schiacciate, si diresse verso l'uscita, asciugamano sotto braccio.
Il villaggio accanto al lago non aveva idea del terrore che stava per spargersi tra le strade, un terrore alto centinaia di metri, incredibilmente bello e deciso a godersi la sua vacanza nel migliore dei modi.

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Raggiunto il bordo del lago e steso a terra l'asciugamano, Luca si tuffò nell'acqua cristallina e fresca. Godendosi l'inebriante sensazione di freschezza, iniziò a nuotare, e bracciata dopo bracciata si sentiva più fresco e già più riposato. Le spalle ora non erano più calde e stanche per il lungo viaggio in macchina e il costume da bagno cominciava lentamente ad allentarsi, lasciando entrare tra il tessuto e il cazzo il flusso d'acqua fresco della nuotata. Luca raggiunse in pochi minuti l'altra sponda del laghetto, dove l'acqua terminava in una spiaggia di piccoli sassi fini. Iniziò a vedere il fondo e già poteva toccare con i piedi, quindi smise di nuotare ed iniziò a camminare, tirandosi i capelli all'indietro, per quanto corti, per lasciare il viso scoperto e al sole. Il suo magnifico corpo, tonificato dalla nuotata, cominciava ad emergere dalla camminata lenta.

Dopo pochi passi, quando l'acqua era ormai all'altezza dell'ombelico, Luca sentì qualcosa solleticargli l'addome. Guardò in basso incuriosito e vide una piccola imbarcazione, probabilmente un giocattolo.
Luca pensò ci fosse un ragazzino nei paraggi, cosa che già lo stava infastidendo, visti i suoi programmi di relax, ma non vide traccia di mocciosi nei paraggi. Afferrò quindi il giocattolo con le sue grandi mani e con grande sorpresa metà dell'imbarcazione si distrusse in mille pezzi.

Un giocattolo fragilissimo pensò l'uomo, e lo portò lentamente al volto per osservarlo meglio. Mentre lo osservava continuò a camminare, fino ad uscire completamente dall'acqua e rimanere in piedi sulla spiaggia, gocciolante e possente, con i suoi giganteschi piedi ben piantati nel suolo e le gambe leggermente divaricate. Incuriosito dalla fattura della barca iniziò ad esaminare l'oggetto. C'era un albero mezzo distrutto dall'impatto con le sue dita e una vela tutta accartocciata attorno ad esso, decine di cime penzolavano dall'imbarcazione che sembrava perfetta in ogni dettaglio. La barca, però, era praticamente sezionata a metà, quindi portò l'occhio verso la parte distrutta per vedere cosa contenesse. In pochi secondi l'occhio di Luca riuscì a mettere a fuoco il contenuto della stiva, lasciandolo di stucco per ciò che poteva vedere.

Una ventina di giovani uomini, marinai probabilmente, erano ammassati tremanti e impauriti nel fondo della barca. Luca non poteva sentirne le grida ma vedeva chiaramente che erano spaventati e, soprattutto, che erano alti poco meno di 1 cm. Il gigante rimase in quella posizione per qualche secondo, come a chiedersi se una cosa del genere fosse effettivamente possibile. Si guardò attorno. Poteva vedere la baita e il bosco lussureggiante sull'altra sponda del lago ma attorno a lui, in quel momento, non vedeva che distese di piccole collinette e un manto fitto di erba. I suoi piedi però erano su una spiaggia di piccoli massi e ad una attenta osservazione si rese conto che erano appoggiati proprio accanto ad una piccola scatoletta di colore marrone, una casa in miniatura. Il gigante alzò lentamente il piede ancora bagnato e lo appoggiò sul tetto della casa, che subito scricchiolò  pericolosamente. In quel preciso istante un'altra decina di piccoli uomini uscirono correndo dall'abitazione. La cosa lasciò completamente di stucco il gigantesco uomo che, d'istinto, pensando di trovarsi di fronte a degli insetti, lasciò cadere completamente il piede sulla piccola folla, schiacciandola miseramente. Notò che un omino era rimasto schiacciato per metà dal suo enorme alluce e pose fine alla vita del povero risollevando il piede velocemente e scaraventandolo nuovamente a terra placidamente.

Senza nemmeno curarsi di quello che aveva appena combinato, Luca tornò ad occuparsi della nave.
Ora aveva capito di essere un gigante per quegli ometti, e il fatto che una barca piena di uomini muscolosi e forti fosse alla sua completa mercé, lo stava già eccitando. Il petto gli si gonfiò ed un sorriso beffardo gli si formò sul volto. Lentamente il suo enorme uccello stava già ingrandendosi e, pulsante, spingeva per liberarsi dal costume che lo costringeva. Luca era pronto a dare una scelta all'equipaggio: soddisfare le sue voglie sessuali o finire schiacciati come formiche sotto il peso dei suoi giganteschi piedi o mangiati e masticati. In pochi attimi infatti, la nuova dimensione di Luca aveva trasformato quella sponda del lago, abitata da esseri minuscoli, nel suo nuovo campo da gioco, dove le regole erano decise da lui, un gigante, un Dio, inarrestabile.

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Luca osservò divertito per qualche istante i marinai impauriti. Li vedeva ammassarsi uno contro l'altro, cercare di nascondersi dal suo sguardo, spingersi l'un l'altro, come se spostarsi il più in fondo possibile all'imbarcazione potesse metterli al sicuro. Luca, incerto su come prendere in mano quegli omuncoli, non fece altro che inserire il suo dito indice all'interno dell'imbarcazione, schiacciandone immediatamente uno, stritolato tra il possente dito e il legno dell'imbarcazione. Accortosi della macchiolina rimasta, Luca si rese conto di come la sua forza fosse immensamente superiore rispetto alle vite della civiltà di cui era ora padrone. Si pulì velocemente il dito sul petto, ricorperto di una leggerissima peluria scura e, come avrebbe fatto per afferrare una formica senza schiacciarla, si leccò il dito prima di reinserirlo nell'apertura dell'imabarcazione. I marinai, terrorizzati per la fine del loro compagno, videro di nuovo il grande dito indice avvicinarsi verso di loro, questa volta ricoperto dalla saliva spessa e colante del gigante. Nonostante i loro sforzi, nel ritrarsi verso l'esterno il dito trasportò due marinai incollati alla vischiosa saliva, che per quegli ometti aveva la consistenza di un materiale gommoso, come gel, da cui era impossibile sfuggire. Felice del risultato e un po' distrattamente, Luca fece cadere il resto dell'imbarcazione che si distrusse in mille pezzi dopo un'interminabile caduta nel vuoto. I due omini rimasti appiccicati al dito erano quasi felici ora di essere sul dito del gigante, ma temevano per quello che stava per accadere. Luca, osservando a terra, vide che alcune piccole figure erano sopravvissute alla caduta e già iniziavano ad aiutarsi a vicenda per farsi strada fra i resti dell'imbarcazione per scappare; il gigante non fece altro che sollevare e appoggiare il suo gigantesco piede sinistro sull'imbarcazione, cancellando definitivamente ogni speranza agli eventuali sopravvissuti. Compiaciuto e inebriato dal suo potere, tornò a concentrarsi sugli omini sul dito.

Si mise ad osservarli. Luca era così infinitamente grande che i marinai nemmeno riuscivano a percepire completamente la figura del gigantesco uomo. Il gigante era eccitatissimo alla vista di questi muscolosi omini intenti a cercare di liberarsi dalla sua presa. Pensò immediatamente quanto sarebbe stato eccitante vederli alle prese con anche solo uno schizzo del suo sperma, e sicuramente aveva in serbo anche questo per loro, o almeno per uno di loro. Ma poi, ripensandoci, ricordò che probabilmente i paesi e le città ai suoi piedi erano pieni di persone su cui soddisfare – o forse versare – tutti i suoi istinti più animaleschi.
Lentamente avvicinò il dito al suo capezzolo destro, attorno al quale si distendeva un tappeto leggero di peli. Come d'istinto , uno dei due uomini afferrò dei peli – per lui spessi come funi – e si lanciò verso il possente petto del gigante. Restò incastrato tra i peli attorno al capezzolo e si afferrò forte a quest'ultimo solleticando ed eccitando ulteriormente il gigante. Il piccolo marinaio, al sicuro tra i peli del petto, guardò verso il basso. Sotto e attorno a lui si stendevano centinaia di metri di muscoli e pelle. Poteva sentire il respiro profondo e caldo del gigante diretto verso di lui, lo stava chiaramente ossevando, ma non aveva il coraggio di guardare verso l'alto.

Mentre restava aggrappato, il piccolo uomo riuscì a rimettersi in contatto visivo con il suo compagno ancora sul dito ma proprio in quel momento la mano del gigante iniziò a scendere lentamente verso il basso, tirando il costume da bagno verso il basso con il dito pollice ed esponendo al mondo intero il gigantesco membro ancora non completamente eretto ma incredibilmente gonfio e grosso. Il piccolo uomo sul dito ebbe un sussulto, esattamente come tutti quelli che in quel momento stavano a guardare nei paraggi. Quando il cazzo di Luca si liberò dal costume fu come vedere un gigantesco aereo, solo più gonfio e flessibile, oscillare pericolosamente su quell'intera civiltà. Luca, con la mano libera, afferrò il suo prepuzio e fece scivolare lentamente la pelle verso il basso, esponendo la sua cappella grande e già molto umida. L'uomo sul dito capì immediatamente cosa gli stava per accadere e iniziò ad agitarsi ancora di più,  facendo eccitare incredibilmente il gigante, il cui membro , conseguentemente, già iniziava a colare copiose quantità di precum.

Luca portò il dito lentamente verso la sua gigantesca cappella, tenuta ferma dalla mano libera. Il piccolo uomo, pensando come il primo di potere risolvere la situazione, vi si aggrappò fortissimo, restandoci attaccato mentre il dito si staccava da lui. La situazione, comunque, non cambiò sensibilmente, dato che la cappella, ancora più del dito era umida ed appiccicosa, impedendogli di muoversi agilmente. Era però immensamente più grande del dito e rendeva la paura di cadere più lontana. In quel momento, il marinaio si sentì forse la cosa, l'insetto, più insignificante del pianeta, ridotto ad essere incollato al cazzo di un altro uomo. A dimensioni normali avrebbe almeno cercato di prendere a pugni uno come Luca, ma ora aveva a che fare con un dio, più che con un essere umano, qualcuno in grado di decidere il destino suo e di migliaia di altri semplicemente per soddisfare la sua voglia di farsi una sega. Questi pensieri si fecero ancora più insistenti quando il cazzo dell'uomo di espanse ulteriormente. Era come se sotto la pelle, solida come il terreno per l'omino, avesse iniziato a scorrere un fiume in piena, facendo tremare tutto quanto. La pelle del cazzo si espanse ulteriormente ingigantendo la cappella fino ad allargare le gambe dell'omino di un altro metro e facendolo cadere a terra. In quel momento, umiliato e sconfitto, Luca iniziò a far scivolare la pelle del cazzo per richiudere la cappella sotto di essa. Terrorizzato, il marinaio iniziò a trascinarsi verso la punta della cappella invano. Poco dopo infatti, la pelle gli avevà già avvolto le gambe e, dopo qualche istante lasciato passare dal gigante per godersi il momento, anche tutto il resto del corpo. Il liquido preseminale della cappella si espanse sotto la pelle andando a soffocare l'omino, che cercava inutilmente di liberarsi, dimenandosi, cercando di spostare la pelle lontano dal suo viso ma restando invischiato come una mosca nella ragnatela.

Ogni movimento del piccolo omino causava una nuova ondata di liquido seminale e ben presto capì che non c'era nulla da fare. Luca, quasi senza pensarci passò il dito pollice attorno alla piccola protuberanza che si era formata sul suo cazzo in coincidenza del punto sotto cui giaceva il marinaio. Quel movimento, seppur delicato, causò l'immediata cancellazione dell'uomo intrappolato, facendo quasi venire Luca per l'eccitazione.

L'altro marinaio, inorridito dalla scena, capì che non aveva scampo. E proprio in quel momento Luca si rivolse verso di lui: E ora tocca a te, insetto numero 2. E, detto questo, si rivolse al resto di quel mondo. E dopo di loro, mi scoperò tutto questo posto, pezzo dopo pezzo, finché non vi avrò schiacciati tutti.

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Luca tornò ad osservare il piccoletto tremante, tenuto in suo possesso nella poderosa morsa del suo indice e pollice. Lo portò lentamente vicino al suo splendido volto. Il piccolo marinaio era sconvolto da quanto terrorizzante fosse anche solo sentire respirare un essere – un uomo ! – così enorme; ad ogni respiro Luca sembrava portare via il fiato alla piccola ed inutile vita del marinaio. Dopo pochi istanti lo sguardo dello sfortunato proseguì sulle enormi labbra, grandi, carnose ed umide del gigante. Non era certo su cosa fosse peggio, ma fino a quel momento essere mangiato era un'opzione che ancora non aveva ancora considerato.

D'un tratto il gigante aprì di pochi millimetri la bocca, facendo emergere dall'oscurità una fila di denti bianchi che più che altro sembravano scogli smaltati e lucidi, una zaffata di calore umido soffocò per qualche secondo il piccolo uomo. Dimenandosi e cercando invano di liberarsi dalle dita del gigante, il piccoletto iniziò a strillare, facendo sorridere il gigante per la patetica scena, terrorizzando ulteriormente la vittima, che ora aveva davanti a sé un panorama agghiacciante: la dentatura letale del gigante e, dietro ad essa, una grossa lingua calda, umida e leggermente pulsante. Restando ben saldo fra le dita del gigante il piccoletto finì appoggiato proprio fra gli incisivi inferiori e la morbida lingua. Quasi aspettandosi di essere catapultato in un istante sul fondo della bocca e giù per la gola dell'enorme e possente uomo, il marinaio si strinse a fatica all'enorme indice del gigante.

Dopo qualche istante, con grande sorpresa dello sfortunato, il gigante iniziò lentamente e con estrema, sbalorditiva, precisione a strofinare quel corpicino sui propri denti, causando, strappo dopo strappo, la completa lacerazione degli indumenti che il marinaio indossava, ad eccezione degli slip.

Terrorizzato dalla precisione con cui il gigante fosse in grado di spingere quel corpo da insetto contro i propri denti, e dall'idea che un solo piccolo errore sarebbe stato in grado di polverizzare un braccio o una gamba in un solo colpo, il piccoletto decise di lasciarsi andare al volere del suo nuovo Dio.

Seminudo, a contatto con il calore sprigionato dall'interno della bocca del gigante, il marinaio avrebbe voluto restare lì dentro più a lungo. Mi sta sgusciando, pensò, mi sta sgusciando come un mollusco prima di inghiottirmi. Pensò poi a quante volte, per sfida o per divertimento, lui e i suoi colleghi marinai avevano mangiato dei molluschi vivi, generalmente innaffiando il tutto con copiose quantità di vino. Fu distolto da questo ricordo solo pochi istanti dopo, quando il gigante, a sorpresa, lo estrasse dalle sue enormi fauci.

Luca guardava il piccoletto con grande interesse. Sembrava ancora non riuscire a capacitarsi del fatto che degli umani così piccoli potessero esistere. Aveva a disposizione un'intera isola, forse un intero mondo, sicuramente numerosi villaggi, eppure voleva assaporare fino in fondo questo primo momento, questo primo incontro con la piccola popolazione, solo per testare veramente la sua grandezza. Il marinaio sembrava non riuscire a mettere a fuoco la situazione, l'oscurità e il calore della bocca di Luca lo avevano leggermente stordito.

Ed ora passiamo a te tuonò Luca a pochi centimetri dal marinaio facendo girare l'ometto fra le dita fino a farlo cadere sedere a terra al centro del palmo della sua mano. Ancora un volta l'inferiorità di dimensioni era evidente e... schiacciante; il palmo della mano era vasto quasi quanto un campo da pallavolo sospeso a centinaia di metri di altezza. Luca allungò l'indice dell'altra mano e iniziò a toccare il corpo del marinaio, premendolo inavvertitamente fino a fargli mancare il respiro. Nonostante le piccole dimensioni, Luca riusciva a sentire sotto al suo polpastrello i dettagli della muscolatura del marinaio, una sensazione che risvegliò la bestia assopita nel suo costume.

Al marinaio non piaceva lo sguardo del gigante che, da divertito e curioso, sembrava essersi trasformato in qualcosa di diverso. Ora il respiro sembrava leggermente più affannoso e le sue mani sembravano iniziare a bollire dal calore. Pochi istanti dopo il piccoletto arrivò all'ovvia conclusione, il gigante si stava eccitando toccando il suo corpo. Era già imbarazzante essere semi-nudo davanti ad un altro uomo, ma essere alla mercé di un uomo enorme, voglioso ed eccitatissimo era semplicemente umiliante. 

Spogliati disse d'un tratto Luca. Il marinaio ebbe il coraggio di pensare se eseguire l'ordine o meno, come se esistesse veramente una scelta. Tremante, vedendo il volto del gigante sorprendesi per quel leggerissimo ritardo nell'eseguire gli ordini, l'esserino si sfilò prima i calzini e, rimanendo seduto, anche gli slip bianchi. Pochi istanti dopo l'indice di Luca lo stava schiacciando sul petto bloccandolo al palmo della mano, mentre la sua grossa, umida e caldissima lingua gli separava lentamente le gambe fino a cercare, ovviamente senza riuscirci, di infilarsi fra le natiche del marinaio. Rivoli di saliva calda colavano dal muscolo durante l'esplorazione, avvolgendo ogni parte dell'omino – gambe, cosce, palle e uccello, petto –  che iniziava ad abbandonarsi alla situazione irreale, fino incredibilmente ad eccitarsi. Quando il gigante avvertì il piccolo membro duro dell'omino sulla punta della sua lingua si bloccò, allontanò il palmo per vedere meglio ed iniziò a ridacchiare fra sé e sé, incredulo; Il marinaio era imbarazzato e umiliato. Compiaciuto, il gigante fece cadere un grosso globo di saliva sul marinaio, che si trovò in pochi istanti avvolto in un gel trasparente e caldo. Dopo essersi pulito la faccia fino a riuscire a vedere di nuovo, il piccoletto si accorse che la mano del gigante stava scendendo verso il basso. Il petto leggermente  villoso era così possente che la sua piccola erezione non poté trattenersi dal fare un nuovo sussulto, gli addominali erano così grandi da essere in grado di schiacciare un'abitazione fra i solchi che li dividevano e, infine, un costume da bagno, ancora umido dal tuffo che aveva portato il gigante sulla riva sbagliata del lago, così teso e pieno da sembrare sul punto di esplodere. Il mio compagno di viaggio è ancora intrappolato nell'uccello di questo bestione, pensò l'omino, chissà che cosa ha in serbo per me

Ora dovrai soddisfare il mio bel cazzone, piccoletto. Sarà una bella sfida, ma se farai il bravo potresti essere ricompensato  Mormorò il gigante divertito.

La mano libera del gigante scese fino a stringere palle e cazzo in una morsa attraverso il costume. Luca sfilò il costume completamente, lanciandolo con un piede a un metro da lui fino a coprire completamente del suo odore maschile una piccola abitazione lì accanto. Il cazzone del gigante oscillò per qualche istante, sembrava che il costume, prima, fosse sul punto di esplodere ma il gigante non era nemmeno completamente duro, e la bestia che avrebbe dovuto soddisfare era di dimensioni improponibili per il piccolo omino, che rimase pietrificato alla vista.

Luca si sedette a terra con uno schianto che fu avvertito a chilometri di distanza nei villaggi circostanti, la schiena appoggiata contro una parete rocciosa ricoperta di alberi che facevano da morbido cuscino, le natiche muscolose fecero vibrare il terreno, le palle pesanti e grosse si posarono a terra distuggendo una piccola imbarcazione in legno sotto di esse, la coscia destra, poderosa ed enorme obliterò il porto dei pescatori, mentre la sinistra copriva buona parte della spiaggia adiacente. I piedi, giganteschi, troneggiavano, il primo immerso fino a metà tallone in acqua, l'altro appoggiato su un piccolo muretto del porto miracolosamente in grado di sopportarne il peso. Luca scaraventò il piccolo marinaio a terra, proprio davanti al suo enorme cazzone; segandosi lentamente e svogliatamente, facendo sollevare e ricadere a terra le sue palle, ordinò all'omino di farlo godere fino a farlo venire, si mise comodo con le mani dietro la nuca in attesa. Il piccolo omino guardò verso l'alto, oltre alle palle del gigante la cappella del cazzo semi-eretto se ne stava appoggiata sulla coscia sinistra del gigantesco uomo e scrutò un rivolo di liquido preseminale fluire abbondante fino a creare una pozzanghera sulla stessa coscia del gigante. Posso farcela! pensò il piccoletto e, avvicinandosi timoroso alle gigantesche e rotonde palle del gigante, sotto le quali si potevano intravedere le macerie dell'imbarcazione sfasciata dal peso delle stesse, posò le sue microscopiche mani alla ricerca di un appiglio per iniziare la sua lunga, pericolosa ed umiliante scalata al membro del gigante.

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Luca non poteva credere alla sua immensità di fronte a quel patetico omuncolo. Osservava il suo petto esplosivo, le sue braccia potenti e muscolose e le sue forti e muscolose cosce, che dovevano sembrare montagne agli occhi del piccolo marinaio.

Il gigante sentiva ancora sotto le sue palle il fragile legno dell'imbarcazione che aveva appena schiacciato e, senza pensarci troppo, scostò con la mano destra i suoi grossi coglioni in una nuova posizione, distruggendo tutto, questa volta definitivamente, con un solo sordo tonfo. La visione di questa scena lasciò pietrificato il marinaio, ormai rassegnato a dovere scalare quella montagna di virilità.

Nonostante il piccoletto fosse etero, c'era qualcosa che lo attraeva in Luca. Quell'immenso uomo era semplicemente un Dio per lui, e per questa ragione  si sentiva obbligato a soddisfare ogni ordine e a venerarlo. Questa sensazione non era semplicemente dovuta al fatto che il gigante avrebbe potuto cancellarlo dalla faccia della Terra con uno sputo, come il marinaio stesso avrebbe potuto fare con una formica, ma perché ne riconosceva inconsciamente la superiorità.


Dopo avere tirato un profondo sospiro, il marinaio appoggiò le mani sulle grosse palle del gigante, alla ricerca di un appiglio per iniziare la sua scalata e, prestando attenzione, iniziò a scalare la pericolosa e poderosa sequoia di carne che aveva davanti. Il gigante ebbe un sussulto: vedere quell'uomo, alto poco più di un centimetro, muscoloso e bello, scalare il suo cazzone con difficoltà, percependo appena le sue piccole gambette stringere forte per non cadere e il suo piccolo cazzetto strofinarsi contro il suo lo fece godere immensamente, causando una colata di liquido seminale che, lentamente, raggiunse il coraggioso omino, facendolo scivolare un poco verso il basso. Il piccolo marinaio non poteva crederci. Stava lottando per la propria sopravvivenza scalando un cazzo alto come un palazzo. Solo questo era umiliante e sfinente, soprattutto per un uomo come lui, abituato ad essere sempre il maschio Alfa della situazione; ma dovere anche lottare contro una colata di precum, per giunta appartenente ad un uomo chiaramente gay, era veramente troppo. Il liquido scendeva lentamente e pesante, gli si avviluppò attorno alla testa, quasi soffocandolo, e un po' alla volta si trovò avvolto da questa sostanza calda, per certi aspetti era quasi una sensazione confortevole, sebbene terribilmente umiliante.

Proprio quando il piccoletto stava per perdere la presa, il gigante allungò la mano per afferrare il suo poderoso uccellone pulsate. Ora il marinaio era intrappolato fra il palmo della mano destra di Luca e il pene. Approfittando della lubrificazione, Luca iniziò lentameno a far scorrere la mano chiusa a pugno in alto e in basso. D'istinto, il marinaio inizio a dimenarsi per liberarsi, ma questo non faceva che eccitare ulteriormente il titano che procedeva senza tregua, senza nemmeno avvertire lo sforzo immenso dell'omino. I secondi passavano e l'uccello diventava sempre più grande. Luca si soprendeva ogni volta della dimensione del suo stesso pisello, soprattutto quando particolarmente eccitato, ma ora era veramente il cazzo più grosso che quell'intera popolazione avesse mai visto. Luca stava per eiaculare un fiume di sborra quando, all'improvviso, avvertì qualcosa solleticargli il piede. Incuriosito e un po' contrariato, il gigante interruppe la sua attività per osservare meglio cosa potesse averlo pizzicato sul suo enorme piede. Ancora con il cazzo e il marinario in mano, impiegò qualche secondo a mettere a fuoco qualcosa di così piccolo. Con sua sopresa, si accorse che ai suoi piedi c'era una persona che si sbracciava per farsi notare e, osservado ancora meglio, si rese conto che si trattava di una donna. Una piccolissima donna. (CONTINUA)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

WOW bellissimooo! sisi continua ti prego :P

Anonimo ha detto...

Mitico!!! Non vedevo l'ora di leggere le tue nuove storie. Mi è piaciuto parecchio l'inizio di questo nuovo racconto ma ti prego non tenerci sulle spine!
Attendo il seguito :)

PS. Se non ti chiedo troppo puoi pubblicare anche il Capitolo 2 della storia intitolata "MICRO SHRINK"? Quella è a dir poco fantastica, la mia preferita in assoluto! Mi ha entusiasmato tantissimo ed è da tanto tempo che aspetto di leggerne la continuazione :|

BigMark ha detto...

Ciao. Grazie per i commenti. La storia microshrink è stupenda ma non l'ho scritta io. Purtroppo non so se il suo autore abbia intenzione o no di continuarla, magari un giorno si rifarà vivo e pubblicherò subito la continuazione. Intanto vi informo che c'è la seconda parte di LOTM sul blog.

A presto e buon divertimento.
PS: se qualcuno avesse voglia di collaborare, io sto cercando qualcuno in grado di disegnare delle tavole per Lord of the Mountain.

Ciao!

Anonimo ha detto...

io posso fare dei fotomontaggi, ma non sono bravo a disegnare...
msn: unsafe86@hotmail.com