lunedì 28 dicembre 2020

Lord of the mountain (Parte 2)

 La donna sembrava volere attirare l'attenzione del gigante, che era proprio sul punto di esplodere rilasciando tutto il suo sperma sull'uomo intrappolato nella sua mano. Luca era incuriosito. D'istinto mosse un poco il suo gigantesco piede, facendo tremare tutto attorno alla piccola figura, che ora sembrava pietrificata e pentita di avere tentato di osare tanto. Luca indugiò per qualche secondo ad osservare la differenza di dimensione fra il suo piede (comunque già grande anche fra persone di dimensioni normali, portava il 48) e l'intera figura femminile che stava in piedi a pochi cm da esso.


Ann non poteva credere a quello che stava facendo. Dopo un momento di terrore aveva capito che, forse, un Dio era venuto sulla loro terra per fare giustizia e non avrebbe perso l'occasione per potere sistemare le cose. Ma, ora che era pericolosamente  vicino al titano, non poté che vergognarsi quando, al cospetto dell'immenso piede in posizione verticale, sentì un rivolo di urina calda colare sulle sue gambe. Era comunque una reazione giustificabile, l'uomo era semplicemente enorme, muscoloso, superdotato e soprattutto sembrava non temere nessuno di quei marinai. Era decisa. Era la sua occasione. Prese coraggio e, con tutta l'energia che aveva in corpo, iniziò a battere i pugni contro la pianta del piede del gigante, intento a masturbarsi con uno di quei piccoli marinai. Mentre si sforzava di esercitare sufficiente pressione per essere notata, iniziò a scaldarsi e, stranamente, ad eccitarsi e godere nel vedere quei marinai forti e maschili essere così alla mercé di un Dio. Poi, il titano si interruppe e i suoi enormi occhi iniziarono a metterla a fuoco. Fu in quel momento che, come dicevo, non poté credere di averlo fatto, di avere attirato l'attenzione di qualcosa di così enorme e spaventoso su sé stessa.
Ma Ann era certa che il gigante fosse giunto da chissà dove per mettere a posto una situazione che da troppo tempo era diventata insostenibile. 

Dopo avere notato la donna, il gigante guardò l'omino fra le sue mani, ora completamente ricoperto di liquido preseminale, intento a dimenarsi fra la sua mano e il cazzo pulsante. Un po' infastidito per l'interruzione, lasciò la presa del suo membro, tenendo però l'omino nudo fra le sue dita. Il cazzo fece un paio di oscillazioni a sinistra e a destra per poi discendere verticalmente a terra, pesante, causando un sordo tremore che persino Ann aveva percepito nonostante fosse vicino ai piedi del gigante. Il glande del gigante, cascando a terra, rilasciò qualche goccia di precum e sobbalzò tre o quattro volte rilasciando una colata vischiosa tutto attorno ad essa e liberando il primo sfortunato marinaio, che poco prima era rimasto intrappolato nell'enorme prepuzio. Il gigante, poi, infilò il marinaio che aveva fra le sue dita direttamente nell'ombelico, senza neanche guardarlo. Il minuscolo uomo non ebbe nemmeno bisogno di sentirsi dire che non avrebbe dovuto muoversi da lì. Ne era certo e comunque in quel momento era troppo preso a togliersi di dosso i rivoli copiosi di caldo liquido preseminale di cui il gigante lo aveva ricoperto.

Luca era ora seduto, con il cazzo semi eretto steso per terra. Sotto alle sue palle i resti di un'imbarcazione distrutta dal loro peso. Nel suo ombelico un omino possente e muscoloso ma alto poco più di 1cm. Accanto al suo piede sinistro una donna, anch'essa poco più piccola di 1cm stava cercando di attirare la sua attenzione. Luca allungò la mano e, con un dito, fece cadere a terra la donna che, come a volersi distinguere dai marinai e sperando così in una reazione diversa da parte del gigante, si risollevò in piedi ed iniziò a togliersi velocemente i vestiti che indossava. Nuda, si inginocchiò e inizio a toccare in adorazione il piedone del gigante baciandolo e osannandolo. Un fremito percorse il piede di Luca, che d'istinto mosse un poco le sue lunghe dita del piede. Luca, divertito, apprezzò questo gesto di sottomissione, e dopo qualche minuto di adorazione decise di parlare. Può bastare, insetto. Ma ora, come pensi di potere interrompere il mio godimento e non pagare una punizione? Vieni più vicino. 

La donna si alzò nuovamente in piedi, sopraffatta dall'odore e dalla grandezza del piede che aveva appena leccato e iniziò a camminare verso il gigante. Ad ogni passo si sentiva sempre più in trappola e in pericolo. Ora alla sua destra e alla sua sinistra c'erano delle enormi gambe che la sovrastavano. Poco dopo, lentamente, il gigante unì le piante dei piedi, chiudendo di fatto anche la via di fuga alle spalle della donna. Una volta raggiunto il cazzone del gigante – che ora sembrava una grossa balena color carne afflosciata su una spiaggia – la donna ebbe un sussulto. Vide, infatti, il corpo del primo marinaio, ancora coperto di liquido seminale, giacere accanto alla cappella, ora completamente richiusa nel prepuzio ma con un braccio del marinaio ancora infilato dentro. Sul volto di Luca si formò, lentamente, un sorriso beffardo, non aveva nemmeno notato l'omino. Se ne era già dimenticato, a dire il vero, e il sorriso gli era spuntato in faccia nel vedere come il suo uccello molle fosse comunque immensamente potente rispetto al corpo dell'omino. Dopo qualche secondo di silenzio, la donna fece qualcosa di inaspettato. Lanciò un grido fortissimo, che persino il gigante potè udire. Anche il secondo marinaio si sporse dell'ombelico per capire cosa stesse accadendo più in basso. Quello della donna non era un grido dolore. Era un grido di rabbia. Subito dopo, infatti, si scagliò contro il marinaio con tutta la sua furia e iniziò a percuoterlo con calci violentissimi, lasciando persino Luca un po' sorpreso. Poi, con grande slancio, la donna sferrò un cazzotto violentissimo, sul volto del marinaio che, incredibilmente, ebbe un sussulto. La donna indietreggiò di qualche passo mentre, lentamente, il marinaio iniziò a riprendere conoscenza. Il secondo marinaio, vedendo la scena dall'ombelico, non poteva crederci e non riuscì a trattenere l'emozione. Il suo compagno di viaggio era sopravvissuto! Il piccolo marinaio, riprese i sensi. Qualcosa però non andava. Aveva un braccio intrappolato dentro qualcosa che ancora non capiva cosa fosse. Poi ricordò tutti gli ultimi istanti prima di svenire e, sopraffatto da panico, iniziò a scalciare e dimenarsi per liberarsi. Ora ricordava tutto e, infatti, iniziava a capire la situazione. Piegò il collo per guardarsi attorno e tutto quello che riusciva a vedere erano una donna nuda davanti a lui, immobile, e poi metri e metri di.... uomo... tutto attorno. Gambe enormi, piedi giganteschi, un forte odore maschile e poi, certo, l'enorme membro che lo aveva quasi inghiottito e che ora riposava a terra, pesante, tenendo il suo braccio avviluppato nel prepuzio ancora leggermente umido. Luca fece una risata, la scena era realmente patetica. L'omino non riusciva nemmeno a liberarsi dal suo cazzo. Il suono fragoroso della risata di Luca risvegliò Ann dallo shock. La donna iniziò a gridare e sbracciarsi per attirare l'attenzione di Luca, ora preso ad osservare dall'alto la situazione patetica del primo marinaio. Luca la notò e, un po' annoiato, la afferrò velocemente fra le dita della mano sinistra. La donna fu sconvolta dalla velocità con cui le dita del gigante la afferrarono e altrettanto velocemente la sollevarono a decine di metri di altezza fino al volto del gigante. Ora era faccia a faccia con quel Dio emerso dalla acque. Anche a quelle dimensioni riusciva a capire quanto fosse bello quell'uomo e, sovrastata dalla sua immensità, quasi si lasciò andare ad un gemito di godimento. Era nuda, così vicina al suo volto, avrebbe quasi voluto che le labbra e la grossa lingua del gigante le aprissero le gambe per posarsi sulla sua vulva pulsante. Il gigante era intrigato. Questa donna si era spogliata al suo cospetto, lo aveva adorato e venerato come un Dio e poi si era scagliata contro l'uomo con tutta la sua violenza... voleva capirne la ragione.

Il gigante posizionò Ann sdraiata supina sul suo enorme dito medio sinistro, la nuca della donna appoggiata al polpastrello e, per bloccarla, il polpastrello del pollice sinistro appoggiato fra le sue piccole gambe. La donna, d'istinto, posizionò le sue due mani sull'unghia del pollice del gigante per tentare di meglio, mentre le gambe e la sua vagina iniziavano a fremere in quella posizione. Lo trovava molto erotico. Il gigante avvertì un sussulto umido sul pollice e, quasi inebriato alla vista di quella scena, annusò la donna in modo istintivo. I lunghi capelli castani della donna vennero dapprima risucchiati della narici del gigante e poi rilasciati, un po' scompigliati e arruffati. Il marinaio nell'ombelico pensò che forse il gigante non era gay come aveva pensato. Gay o no, pensò che forse fosse il momento buono per uscire dall'ombelico e andare a salvare il suo compagno e scappare. Terrorizzato ma deciso, il marinaio sgattaiolò fuori dall'ombelico mentre il gigante era intento con la donna. Nudo come un verme, scivolò dall'ombelico fino al punto in cui il cazzo si connette all'inguine, terminando la scivolata a gambe larghe proprio sull'attacco del cazzone gigante. Ebbe per un secondo la sensazione di essere il padrone del mondo. Pensò per un attimo a quanto anche lui avrebbe scopato qualsiasi cosa con un pisello come quello. Poi si riprese, osservò il suo cazzetto rattrappito e spaventato e, umiliato, proseguì la discesa calandosi dal pene e atterrando sulle palle gonfie e pesanti che aveva scalato poco prima. Con un'ultima discesa, facendo attenzione a non attirare l'attenzione del gigante, toccò finalmente terra. Era indeciso se scappare o tornare a prendere il suo compagno. Decise di provare a salvare il suo amico: Tieniti forte a me, ora ti tiro fuori da questo mostro e scappiamo.

Nel frattempo il gigante, rivolgendosi ad Ann, tuonò: Bene. Come hai osato interrompermi, insetto? E perché hai preso a botte l'altro insetto? Non siete forse della stessa specie?

Ann prese coraggio e gridò con tutto il fiato che aveva in gola: Perdonami, o grande e potente Dio delle acque. Ho osato interromperti perché penso tu sia giunto nel nostro mondo per liberarci e volevo guidarti verso il nemico

Liberarvi? Liberare chi? (Io sono qui in vacanza, volevo solo rilassarmi e scopare un po', pensò Luca divertito mentre rispondeva alla donna.)

Liberarci dagli uomini, mio Signore. Dagli uomini piccoli e malvagi, non potenti e divini come te.

Spiegati meglio, piccoletta, perché al momento, l'unica cosa che voglio fare è utilizzarti per darmi piacere. Almeno fino a quando sarò stanco di te. E, dicendo questo, leccò lentamente tutte le gambe della donna e, scostando un poco il pollice, infilò la lingua grande e calda verso la vulva già umida della donna. 

Sconvolta dalla mossa del gigante e frastornata dal piacere che questo le stava provocando, la donna avvinghiò le gambe attorno alla lingua del gigante, o almeno ci provò. Luca fu sorpreso, la donna era eccitata e la cosa lo stava eccitando molto a sua volta. Un fremito di piacere partì dalla lingua del gigante e velocemente si propagò fino al suo enorme e distruttivo membro, un dinosauro ancora dormiente che in quel momento, decine di metri più in basso, giaceva a terra tenendo ancora fra le sue fauci il braccio di un uomo adulto. Mentre i due uomini stavano ancora cercando di aprire il prepuzio del gigante, che teneva fra le sue spesse pieghe il braccio del marinaio, qualcosa iniziò a cambiare. Il cazzo del gigante prese lentamente vita. Il glande iniziò a gonfiarsi nuovamente. Il piccolo marinaio intrappolato lanciò un grido: Mi sta schiacciando il braccio! Mi sta prendendo! A quel punto la pelle del prepuzio, espansa dal glande che si stava gonfiando e inumidendo, iniziò a ritrarsi, portandosi via il marinaio, sollevandolo poco alla volta da terra fino a portarlo sopra al glande, ora esposto. Il secondo marinaio, pietrificato a quella vista, era ora faccia a faccia con il glande del gigante. Il pene si stava appena gonfiando ma la cappella era esposta e umida e sembrava volere cibarsi di tutti e due gli omini che aveva di fronte a sé.

Nel frattempo, il gigante stava ancora leccando la donna ed entrambi stavano godendo, quando Ann gridò: Avrai migliaia e migliaia di donne adoranti al tuo cospetto, ti venereremo!

Sono un Dio, sono più grande di qualsiasi cosa abbia mai messo piede su questa vostra terra, mi venererete comunque.

Ma nel nostro mondo gli uomini hanno creduto di essere come te, e per migliaia di anni hanno soggiogato le donne. Ci hanno portato su un'enorme montagna, al centro di un'isola, e lì ci hanno rese schiave mentre essi dominano il mondo sostituendosi a te!

A queste parole, Luca si interruppe. Migliaia di altri piccoli omini? Uomini e donne? Pronti da schiacciare e da usare come giocattoli sessuali? Lontano dal volere aiutare quella donna, l'idea di essere condotto verso questo "luna park" per giganti lo attraeva molto. Sarebbe stato divertente giocare ad essere il Dio salvatore della popolazione femminile di quell'isola, essere venerato, mentre con il suo enorme corpo virile avrebbe schiacciato la popolazione maschile impartendo una lezione e dimostrando chi fosse il vero uomo. Il pensiero gli fece diventare il cazzo durissimo in pochi istanti. 

Ann continuò: gli uomini che hai preso, i marinai, erano diretti proprio su quell'isola. Uno di loro ha resto schiave me e le mie sorelle. Io sono riuscita a liberarmi e scappare!

In quel momento, Luca realizzò che il primo marinaio era ancora aggrappato al suo uccellone. Questo era ora eretto e poderoso e stagliava un'ombra a terra proprio sul secondo marinaio. Luca guardò dritto negli occhi il secondo marinaio che  aveva capito che per lui era finita. Questo si inginocchiò, tentando di imitare le mosse della donna che lo aveva preceduto e che sembrava avere avuta salva la vita. Luca afferrò il suo cazzone con la mano destra e lentamente iniziò a lavorarlo, segandosi. Avvicinò nuovamente Ann alla bocca, proseguendo a leccarla e a farla godere. Ora Ann gridava di piacere e questo faceva colare ancora più liquido preseminale dalla cappella del gigante. Il primo marinaio, a quel punto si teneva stretto al prepuzio da cui prima voleva liberarsi. Luca, disse ad Ann: Diamo una lezione al primo di questi piccoli stronzi, cosa ne dici? E così dicendo, fece scivolare con il dito indice della mano destra il primo marinaio attorno a tutto il suo glande, stimolandolo e inumidendolo ancora di più. Una volta che glande e marinaio furono ben umidi, il gigante iniziò lentamente a schiacciare il piccolo omino dentro all'apertura uretrale. La vista di quella scena era eccitantissima, anche per Ann. Un momento di vera vendetta. Luca avvertiva le gambe dell'omino cercare di allargarsi per bloccare la discesa verso l'interno. L'omino gridò: Aiuto! Aiuto John! Mi sta mangiando! Tutto quel dimenarsi eccitava Luca ancora di più. Il marinaio, in quel momento, sentì una nuova colata di liquido bollente risalire dal canale in cui ora era quasi completamente affondato. Aveva solo le braccia e la testa ancora fuori. Il liquido risalì, facendo sollevare l'uomo di qualche metro, ma il dito di Luca lo rispedì subito dentro, questa volta completamente.  Ann, era sopraffatta alla vista di quella scena. Il gigante la posò per terra, a qualche decina di metri dal secondo marinaio, che era ancora immobile in ginocchio per chiedere pietà. Luca era ora concentrato a masturbarsi e a godere mentre il primo marinaio si divincolava all'interno del suo membro. Il ritmo della mano del gigante divenne incalzante e si fece più violento. I coglioni enormi del Dio iniziarono a sollevarsi e sbattere a terra facendo un grande rumore. Ann, sdraiata a terra, iniziò a masturbarsi  guardando la scena. Il secondo marinaio la guardò incredulo. Ann disse, guardandolo: Siete finiti, vi scoperà tutti, ora tocca a voi essere fottuti. In quel momento la mano di Luca si fermò e, mentre il gigante emetteva un boato di piacere che risuonò per decine di chilometri di distanza, enormi fiotti di sborra calda iniziarono ad eruttare dal suo mega-cazzo . Il primo schizzo gettò in aria il marinaio intrappolato nell'uretra e lo fece atterrare inerme proprio vicino al secondo marinaio. Gli schizzi successivi si abbatterono tutto attorno ad Ann e al secondo marinaio. Immediatamente  i fiotti di sperma caduti a terra iniziarono a colare ricoprendo tutto il terreno fra le gambe del marinaio in un piccolo laghetto di sperma nel quale sia Ann che il secondo marinaio erano immersi fino ai polpacci. Ann venne assieme al gigante, lasciandosi coprire dalla sua calda sborra. Luca, sudato e soddisfatto, aveva chiuso un attimo gli occhi per godersi quel momento. A terra, il secondo marinaio, disperato, cercava di divincolarsi dallo sperma per cercare di scappare, sebbene inebriato dall'odore forte di uomo che questo liquido sprigionava.

Luca riaprì gli occhi, ancora con il cazzo in mano. Divertito, osservò per qualche istante il marinaio nudo cercare di liberarsi dallo sperma e scappare, faceva pochi passi alla volta e poi ricadeva. Ancora non aveva capito che il gigante lo stava osservando. Poi, capendo che questo troppo silenzio forse non era un segnale positivo, si girò e vide che Luca lo stava guardando con un sorriso sul volto e le gote ancora arrossate dalla venuta. Il gigante scrollò un po' il cazzo semiduro nella sua mano, facendo colare altro sperma dalla sua asta gonfia e pulsante. Senza dire nulla Luca posiziono il suo uccello in modo che l'ombra dello stesso fosse proprio sopra al marinaio e svogliatamente, lo rilasciò. Il gigantesco uccellone del gigante precipitò pesantemente metro dopo metro, schiacciando l'omino terrificato sotto il suo enorme peso e sollevando un enorme schizzo di sborra calda da terra, che in parte finì per coprire ulteriormente Ann. Luca riprese il suo cazzo in mano, lo risollevò verso l'alto. Ann vide che il corpo del marinaio era rimasto attaccato sotto di esso, appiccicato dallo sperma. Neanche il tempo di metterlo a fuoco, a quella enorme altezza, che il cazzo del gigante fu scaraventato a terra un'altra volta e poi un'altra e un'altra ancora, finché il marinaio non si staccò. Dopo un sospiro soddisfatto, Luca prese con una mano il suo costume da bagno. Lentamente iniziò a sollevarsi da seduto ad una posizione eretta, ancora nudo. Ann, non poteva credere ai suoi occhi, attorno a lei, i due giganteschi piedi avevano preso vita e, affondando nel terreno, stavano ora reggendo il peso di questo titano dalla grandezza indescrivibile. Luca era ora in piedi, nudo, con i suoi speedos in mano. Divertito, osservava dall'alto della sua immensità la piccola Ann correre verso i suoi piedi. Ancora una volta Ann era in ginocchio adorante, quest volta baciava e abbracciava il suo alluce sinistro. Luca sollevo il piede per infilarsi gli speedos, scaraventando Ann di nuovo a a terra. Dopo avere rimesso il costume, gonfio e incredibilmente stretto per un pisello come quello del gigante. Luca tornò a guardare verso terra. Ann era sopraffatta dalla vista di quel piccone gigantesco e sexy, sarebbe stata pronta a scivolarci sopra per farsi scopare dal pene che poco prima aveva visto in azione. Luca intercettò con lo sguardo il corpo dei due marinai, ancora nella sborra,  poco distanti da Ann. Sollevò quindi il piede destro e, con svogliatezza, schiacciò in un colpo i due vermi, questa volta cancellandoli definitivamente. Ann era estremamente soddisfatta. Luca si abbassò, prese Ann, se la infilò nell'elastico dello speedos e, dopo essersi dato una sistemata al pacco ancora gonfio, disse E ora è arrivato il momento di dominare quell'isola e le migliaia di insetti che la abitano.









venerdì 10 luglio 2020

Lord of the Mountain

Finalmente era arrivata la settimana di Ferragosto.

Luca lavorava come bancario presso una noiosissima banca del centro: trascorreva le settimane vestito di tutto punto, cravatta ben posizionata sopra la camicia e quello che si definirebbe un corporate-haircut. Tutte le sere si trasformava in un'altra persona quando, scendendo una decina di piani più in basso nello stesso edificio, si allenava in palestra e alla parete di climbing; dopo oltre tre anni, questa routine lo aveva portato ad avere un fisico invidiabilissimo che, purtroppo per gli occhi dei suoi colleghi, era costretto a nascondere sotto camicie e giacche.

Le vacanze però erano arrivate e Luca era già alla guida della sua macchina in abiti sportivi diretto verso una piccola località montana, dove era situato un lago che gli avevano descritto come deserto, tranquillo e con acque limpide. Luca amava prendersi cura di sé, e nonostante fosse decisamente bellissimo – alto 1,85, moro, con una bella barba corta, fitta e curata, occhi scuri e fisico statuario – non era decisamente un esibizionista, motivo per cui una località montana con un piccolo lago in cui tuffarsi e un masso su cui stendersi al sole e rilassarsi era la sua idea di paradiso.

Poche ore di macchina e molti tornanti dopo, Luca arrivò alla piccola baita di cui già aveva ottenuto le chiavi in città. Parcheggiò la macchina, sollevò il bagaglio con facilità facendo esplodere i muscoli definiti del suo braccio sotto la maglietta bianca che indossava e si diresse, infradito ai piedi, verso la porta. Una volta entrato, buttò a terra la sacca bagaglio da cui estrasse immediatamente un costume slip blu; si spogliò sul posto restando completamente nudo, si diresse in bagno, divaricò le gambe di fronte al water e con un sospiro di sollievo fece una lunga pisciata. Mentre tirava l'acqua, pulì il suo flaccido, grosso e lungo membro, già paurosamente ciccione in quello stato di riposo, buttando la carta nello scarico, che ancora stava scrosciando. Come per controllare che tutto fosse a posto si massaggiò le grosse palle lisce e  gonfie, poi si diresse scalzo verso la sacca dove aveva lasciato il costume da bagno che aveva estratto. Fece un paio di passi svogliati verso la sacca quando sentì qualcosa di minuto rompersi sotto la pianta del suo piede. Normalmente non ci avrebbe fatto nemmeno caso, ma era in vacanza e aveva tempo e voglia di rilassarsi, quindi si fermò alzò il piede per prenderselo e, rimanendo in equilibrio sull'altro, controllò cosa avesse schiacciato. Vide solo un ammasso di piccoli resti, sembrava un grosso insetto schiacciato. Luca fece un gesto di disgusto ma decise di continuare a camminare senza pulirsi: "bah, si laverà via dopo una nuotata". Luca non aveva ovviamente idea di avere appena schiacciato con facilità, con un solo passo, un gruppetto di piccole persone alte meno di 1cm, che erano in perlustrazione nella sua abitazione. Piccole persone che abitavano a chilometri di distanza da quello che per loro era un antro gigantesco e minaccioso, ma che per Luca altro non erano che poche decine di metri quadrati di casetta.

Luca infilò il suo costume, che subito si riempì della sua abbondante mascolinità. Fiero di quello che vedeva allo specchio e quasi dispiaciuto di non essere andato a trascorrere le vacanze dove il suo fisico e il suo cazzone avrebbero potuto fornirgli molto divertimento, si infilò di nuovo le sue infradito nere – Luca portava il 47 – e schiacchiando ulteriormente tra la plastica e il suo peso infinito i rimasugli delle persone schiacciate, si diresse verso l'uscita, asciugamano sotto braccio.
Il villaggio accanto al lago non aveva idea del terrore che stava per spargersi tra le strade, un terrore alto centinaia di metri, incredibilmente bello e deciso a godersi la sua vacanza nel migliore dei modi.

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Raggiunto il bordo del lago e steso a terra l'asciugamano, Luca si tuffò nell'acqua cristallina e fresca. Godendosi l'inebriante sensazione di freschezza, iniziò a nuotare, e bracciata dopo bracciata si sentiva più fresco e già più riposato. Le spalle ora non erano più calde e stanche per il lungo viaggio in macchina e il costume da bagno cominciava lentamente ad allentarsi, lasciando entrare tra il tessuto e il cazzo il flusso d'acqua fresco della nuotata. Luca raggiunse in pochi minuti l'altra sponda del laghetto, dove l'acqua terminava in una spiaggia di piccoli sassi fini. Iniziò a vedere il fondo e già poteva toccare con i piedi, quindi smise di nuotare ed iniziò a camminare, tirandosi i capelli all'indietro, per quanto corti, per lasciare il viso scoperto e al sole. Il suo magnifico corpo, tonificato dalla nuotata, cominciava ad emergere dalla camminata lenta.

Dopo pochi passi, quando l'acqua era ormai all'altezza dell'ombelico, Luca sentì qualcosa solleticargli l'addome. Guardò in basso incuriosito e vide una piccola imbarcazione, probabilmente un giocattolo.
Luca pensò ci fosse un ragazzino nei paraggi, cosa che già lo stava infastidendo, visti i suoi programmi di relax, ma non vide traccia di mocciosi nei paraggi. Afferrò quindi il giocattolo con le sue grandi mani e con grande sorpresa metà dell'imbarcazione si distrusse in mille pezzi.

Un giocattolo fragilissimo pensò l'uomo, e lo portò lentamente al volto per osservarlo meglio. Mentre lo osservava continuò a camminare, fino ad uscire completamente dall'acqua e rimanere in piedi sulla spiaggia, gocciolante e possente, con i suoi giganteschi piedi ben piantati nel suolo e le gambe leggermente divaricate. Incuriosito dalla fattura della barca iniziò ad esaminare l'oggetto. C'era un albero mezzo distrutto dall'impatto con le sue dita e una vela tutta accartocciata attorno ad esso, decine di cime penzolavano dall'imbarcazione che sembrava perfetta in ogni dettaglio. La barca, però, era praticamente sezionata a metà, quindi portò l'occhio verso la parte distrutta per vedere cosa contenesse. In pochi secondi l'occhio di Luca riuscì a mettere a fuoco il contenuto della stiva, lasciandolo di stucco per ciò che poteva vedere.

Una ventina di giovani uomini, marinai probabilmente, erano ammassati tremanti e impauriti nel fondo della barca. Luca non poteva sentirne le grida ma vedeva chiaramente che erano spaventati e, soprattutto, che erano alti poco meno di 1 cm. Il gigante rimase in quella posizione per qualche secondo, come a chiedersi se una cosa del genere fosse effettivamente possibile. Si guardò attorno. Poteva vedere la baita e il bosco lussureggiante sull'altra sponda del lago ma attorno a lui, in quel momento, non vedeva che distese di piccole collinette e un manto fitto di erba. I suoi piedi però erano su una spiaggia di piccoli massi e ad una attenta osservazione si rese conto che erano appoggiati proprio accanto ad una piccola scatoletta di colore marrone, una casa in miniatura. Il gigante alzò lentamente il piede ancora bagnato e lo appoggiò sul tetto della casa, che subito scricchiolò  pericolosamente. In quel preciso istante un'altra decina di piccoli uomini uscirono correndo dall'abitazione. La cosa lasciò completamente di stucco il gigantesco uomo che, d'istinto, pensando di trovarsi di fronte a degli insetti, lasciò cadere completamente il piede sulla piccola folla, schiacciandola miseramente. Notò che un omino era rimasto schiacciato per metà dal suo enorme alluce e pose fine alla vita del povero risollevando il piede velocemente e scaraventandolo nuovamente a terra placidamente.

Senza nemmeno curarsi di quello che aveva appena combinato, Luca tornò ad occuparsi della nave.
Ora aveva capito di essere un gigante per quegli ometti, e il fatto che una barca piena di uomini muscolosi e forti fosse alla sua completa mercé, lo stava già eccitando. Il petto gli si gonfiò ed un sorriso beffardo gli si formò sul volto. Lentamente il suo enorme uccello stava già ingrandendosi e, pulsante, spingeva per liberarsi dal costume che lo costringeva. Luca era pronto a dare una scelta all'equipaggio: soddisfare le sue voglie sessuali o finire schiacciati come formiche sotto il peso dei suoi giganteschi piedi o mangiati e masticati. In pochi attimi infatti, la nuova dimensione di Luca aveva trasformato quella sponda del lago, abitata da esseri minuscoli, nel suo nuovo campo da gioco, dove le regole erano decise da lui, un gigante, un Dio, inarrestabile.

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Luca osservò divertito per qualche istante i marinai impauriti. Li vedeva ammassarsi uno contro l'altro, cercare di nascondersi dal suo sguardo, spingersi l'un l'altro, come se spostarsi il più in fondo possibile all'imbarcazione potesse metterli al sicuro. Luca, incerto su come prendere in mano quegli omuncoli, non fece altro che inserire il suo dito indice all'interno dell'imbarcazione, schiacciandone immediatamente uno, stritolato tra il possente dito e il legno dell'imbarcazione. Accortosi della macchiolina rimasta, Luca si rese conto di come la sua forza fosse immensamente superiore rispetto alle vite della civiltà di cui era ora padrone. Si pulì velocemente il dito sul petto, ricorperto di una leggerissima peluria scura e, come avrebbe fatto per afferrare una formica senza schiacciarla, si leccò il dito prima di reinserirlo nell'apertura dell'imabarcazione. I marinai, terrorizzati per la fine del loro compagno, videro di nuovo il grande dito indice avvicinarsi verso di loro, questa volta ricoperto dalla saliva spessa e colante del gigante. Nonostante i loro sforzi, nel ritrarsi verso l'esterno il dito trasportò due marinai incollati alla vischiosa saliva, che per quegli ometti aveva la consistenza di un materiale gommoso, come gel, da cui era impossibile sfuggire. Felice del risultato e un po' distrattamente, Luca fece cadere il resto dell'imbarcazione che si distrusse in mille pezzi dopo un'interminabile caduta nel vuoto. I due omini rimasti appiccicati al dito erano quasi felici ora di essere sul dito del gigante, ma temevano per quello che stava per accadere. Luca, osservando a terra, vide che alcune piccole figure erano sopravvissute alla caduta e già iniziavano ad aiutarsi a vicenda per farsi strada fra i resti dell'imbarcazione per scappare; il gigante non fece altro che sollevare e appoggiare il suo gigantesco piede sinistro sull'imbarcazione, cancellando definitivamente ogni speranza agli eventuali sopravvissuti. Compiaciuto e inebriato dal suo potere, tornò a concentrarsi sugli omini sul dito.

Si mise ad osservarli. Luca era così infinitamente grande che i marinai nemmeno riuscivano a percepire completamente la figura del gigantesco uomo. Il gigante era eccitatissimo alla vista di questi muscolosi omini intenti a cercare di liberarsi dalla sua presa. Pensò immediatamente quanto sarebbe stato eccitante vederli alle prese con anche solo uno schizzo del suo sperma, e sicuramente aveva in serbo anche questo per loro, o almeno per uno di loro. Ma poi, ripensandoci, ricordò che probabilmente i paesi e le città ai suoi piedi erano pieni di persone su cui soddisfare – o forse versare – tutti i suoi istinti più animaleschi.
Lentamente avvicinò il dito al suo capezzolo destro, attorno al quale si distendeva un tappeto leggero di peli. Come d'istinto , uno dei due uomini afferrò dei peli – per lui spessi come funi – e si lanciò verso il possente petto del gigante. Restò incastrato tra i peli attorno al capezzolo e si afferrò forte a quest'ultimo solleticando ed eccitando ulteriormente il gigante. Il piccolo marinaio, al sicuro tra i peli del petto, guardò verso il basso. Sotto e attorno a lui si stendevano centinaia di metri di muscoli e pelle. Poteva sentire il respiro profondo e caldo del gigante diretto verso di lui, lo stava chiaramente ossevando, ma non aveva il coraggio di guardare verso l'alto.

Mentre restava aggrappato, il piccolo uomo riuscì a rimettersi in contatto visivo con il suo compagno ancora sul dito ma proprio in quel momento la mano del gigante iniziò a scendere lentamente verso il basso, tirando il costume da bagno verso il basso con il dito pollice ed esponendo al mondo intero il gigantesco membro ancora non completamente eretto ma incredibilmente gonfio e grosso. Il piccolo uomo sul dito ebbe un sussulto, esattamente come tutti quelli che in quel momento stavano a guardare nei paraggi. Quando il cazzo di Luca si liberò dal costume fu come vedere un gigantesco aereo, solo più gonfio e flessibile, oscillare pericolosamente su quell'intera civiltà. Luca, con la mano libera, afferrò il suo prepuzio e fece scivolare lentamente la pelle verso il basso, esponendo la sua cappella grande e già molto umida. L'uomo sul dito capì immediatamente cosa gli stava per accadere e iniziò ad agitarsi ancora di più,  facendo eccitare incredibilmente il gigante, il cui membro , conseguentemente, già iniziava a colare copiose quantità di precum.

Luca portò il dito lentamente verso la sua gigantesca cappella, tenuta ferma dalla mano libera. Il piccolo uomo, pensando come il primo di potere risolvere la situazione, vi si aggrappò fortissimo, restandoci attaccato mentre il dito si staccava da lui. La situazione, comunque, non cambiò sensibilmente, dato che la cappella, ancora più del dito era umida ed appiccicosa, impedendogli di muoversi agilmente. Era però immensamente più grande del dito e rendeva la paura di cadere più lontana. In quel momento, il marinaio si sentì forse la cosa, l'insetto, più insignificante del pianeta, ridotto ad essere incollato al cazzo di un altro uomo. A dimensioni normali avrebbe almeno cercato di prendere a pugni uno come Luca, ma ora aveva a che fare con un dio, più che con un essere umano, qualcuno in grado di decidere il destino suo e di migliaia di altri semplicemente per soddisfare la sua voglia di farsi una sega. Questi pensieri si fecero ancora più insistenti quando il cazzo dell'uomo di espanse ulteriormente. Era come se sotto la pelle, solida come il terreno per l'omino, avesse iniziato a scorrere un fiume in piena, facendo tremare tutto quanto. La pelle del cazzo si espanse ulteriormente ingigantendo la cappella fino ad allargare le gambe dell'omino di un altro metro e facendolo cadere a terra. In quel momento, umiliato e sconfitto, Luca iniziò a far scivolare la pelle del cazzo per richiudere la cappella sotto di essa. Terrorizzato, il marinaio iniziò a trascinarsi verso la punta della cappella invano. Poco dopo infatti, la pelle gli avevà già avvolto le gambe e, dopo qualche istante lasciato passare dal gigante per godersi il momento, anche tutto il resto del corpo. Il liquido preseminale della cappella si espanse sotto la pelle andando a soffocare l'omino, che cercava inutilmente di liberarsi, dimenandosi, cercando di spostare la pelle lontano dal suo viso ma restando invischiato come una mosca nella ragnatela.

Ogni movimento del piccolo omino causava una nuova ondata di liquido seminale e ben presto capì che non c'era nulla da fare. Luca, quasi senza pensarci passò il dito pollice attorno alla piccola protuberanza che si era formata sul suo cazzo in coincidenza del punto sotto cui giaceva il marinaio. Quel movimento, seppur delicato, causò l'immediata cancellazione dell'uomo intrappolato, facendo quasi venire Luca per l'eccitazione.

L'altro marinaio, inorridito dalla scena, capì che non aveva scampo. E proprio in quel momento Luca si rivolse verso di lui: E ora tocca a te, insetto numero 2. E, detto questo, si rivolse al resto di quel mondo. E dopo di loro, mi scoperò tutto questo posto, pezzo dopo pezzo, finché non vi avrò schiacciati tutti.

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Luca tornò ad osservare il piccoletto tremante, tenuto in suo possesso nella poderosa morsa del suo indice e pollice. Lo portò lentamente vicino al suo splendido volto. Il piccolo marinaio era sconvolto da quanto terrorizzante fosse anche solo sentire respirare un essere – un uomo ! – così enorme; ad ogni respiro Luca sembrava portare via il fiato alla piccola ed inutile vita del marinaio. Dopo pochi istanti lo sguardo dello sfortunato proseguì sulle enormi labbra, grandi, carnose ed umide del gigante. Non era certo su cosa fosse peggio, ma fino a quel momento essere mangiato era un'opzione che ancora non aveva ancora considerato.

D'un tratto il gigante aprì di pochi millimetri la bocca, facendo emergere dall'oscurità una fila di denti bianchi che più che altro sembravano scogli smaltati e lucidi, una zaffata di calore umido soffocò per qualche secondo il piccolo uomo. Dimenandosi e cercando invano di liberarsi dalle dita del gigante, il piccoletto iniziò a strillare, facendo sorridere il gigante per la patetica scena, terrorizzando ulteriormente la vittima, che ora aveva davanti a sé un panorama agghiacciante: la dentatura letale del gigante e, dietro ad essa, una grossa lingua calda, umida e leggermente pulsante. Restando ben saldo fra le dita del gigante il piccoletto finì appoggiato proprio fra gli incisivi inferiori e la morbida lingua. Quasi aspettandosi di essere catapultato in un istante sul fondo della bocca e giù per la gola dell'enorme e possente uomo, il marinaio si strinse a fatica all'enorme indice del gigante.

Dopo qualche istante, con grande sorpresa dello sfortunato, il gigante iniziò lentamente e con estrema, sbalorditiva, precisione a strofinare quel corpicino sui propri denti, causando, strappo dopo strappo, la completa lacerazione degli indumenti che il marinaio indossava, ad eccezione degli slip.

Terrorizzato dalla precisione con cui il gigante fosse in grado di spingere quel corpo da insetto contro i propri denti, e dall'idea che un solo piccolo errore sarebbe stato in grado di polverizzare un braccio o una gamba in un solo colpo, il piccoletto decise di lasciarsi andare al volere del suo nuovo Dio.

Seminudo, a contatto con il calore sprigionato dall'interno della bocca del gigante, il marinaio avrebbe voluto restare lì dentro più a lungo. Mi sta sgusciando, pensò, mi sta sgusciando come un mollusco prima di inghiottirmi. Pensò poi a quante volte, per sfida o per divertimento, lui e i suoi colleghi marinai avevano mangiato dei molluschi vivi, generalmente innaffiando il tutto con copiose quantità di vino. Fu distolto da questo ricordo solo pochi istanti dopo, quando il gigante, a sorpresa, lo estrasse dalle sue enormi fauci.

Luca guardava il piccoletto con grande interesse. Sembrava ancora non riuscire a capacitarsi del fatto che degli umani così piccoli potessero esistere. Aveva a disposizione un'intera isola, forse un intero mondo, sicuramente numerosi villaggi, eppure voleva assaporare fino in fondo questo primo momento, questo primo incontro con la piccola popolazione, solo per testare veramente la sua grandezza. Il marinaio sembrava non riuscire a mettere a fuoco la situazione, l'oscurità e il calore della bocca di Luca lo avevano leggermente stordito.

Ed ora passiamo a te tuonò Luca a pochi centimetri dal marinaio facendo girare l'ometto fra le dita fino a farlo cadere sedere a terra al centro del palmo della sua mano. Ancora un volta l'inferiorità di dimensioni era evidente e... schiacciante; il palmo della mano era vasto quasi quanto un campo da pallavolo sospeso a centinaia di metri di altezza. Luca allungò l'indice dell'altra mano e iniziò a toccare il corpo del marinaio, premendolo inavvertitamente fino a fargli mancare il respiro. Nonostante le piccole dimensioni, Luca riusciva a sentire sotto al suo polpastrello i dettagli della muscolatura del marinaio, una sensazione che risvegliò la bestia assopita nel suo costume.

Al marinaio non piaceva lo sguardo del gigante che, da divertito e curioso, sembrava essersi trasformato in qualcosa di diverso. Ora il respiro sembrava leggermente più affannoso e le sue mani sembravano iniziare a bollire dal calore. Pochi istanti dopo il piccoletto arrivò all'ovvia conclusione, il gigante si stava eccitando toccando il suo corpo. Era già imbarazzante essere semi-nudo davanti ad un altro uomo, ma essere alla mercé di un uomo enorme, voglioso ed eccitatissimo era semplicemente umiliante. 

Spogliati disse d'un tratto Luca. Il marinaio ebbe il coraggio di pensare se eseguire l'ordine o meno, come se esistesse veramente una scelta. Tremante, vedendo il volto del gigante sorprendesi per quel leggerissimo ritardo nell'eseguire gli ordini, l'esserino si sfilò prima i calzini e, rimanendo seduto, anche gli slip bianchi. Pochi istanti dopo l'indice di Luca lo stava schiacciando sul petto bloccandolo al palmo della mano, mentre la sua grossa, umida e caldissima lingua gli separava lentamente le gambe fino a cercare, ovviamente senza riuscirci, di infilarsi fra le natiche del marinaio. Rivoli di saliva calda colavano dal muscolo durante l'esplorazione, avvolgendo ogni parte dell'omino – gambe, cosce, palle e uccello, petto –  che iniziava ad abbandonarsi alla situazione irreale, fino incredibilmente ad eccitarsi. Quando il gigante avvertì il piccolo membro duro dell'omino sulla punta della sua lingua si bloccò, allontanò il palmo per vedere meglio ed iniziò a ridacchiare fra sé e sé, incredulo; Il marinaio era imbarazzato e umiliato. Compiaciuto, il gigante fece cadere un grosso globo di saliva sul marinaio, che si trovò in pochi istanti avvolto in un gel trasparente e caldo. Dopo essersi pulito la faccia fino a riuscire a vedere di nuovo, il piccoletto si accorse che la mano del gigante stava scendendo verso il basso. Il petto leggermente  villoso era così possente che la sua piccola erezione non poté trattenersi dal fare un nuovo sussulto, gli addominali erano così grandi da essere in grado di schiacciare un'abitazione fra i solchi che li dividevano e, infine, un costume da bagno, ancora umido dal tuffo che aveva portato il gigante sulla riva sbagliata del lago, così teso e pieno da sembrare sul punto di esplodere. Il mio compagno di viaggio è ancora intrappolato nell'uccello di questo bestione, pensò l'omino, chissà che cosa ha in serbo per me

Ora dovrai soddisfare il mio bel cazzone, piccoletto. Sarà una bella sfida, ma se farai il bravo potresti essere ricompensato  Mormorò il gigante divertito.

La mano libera del gigante scese fino a stringere palle e cazzo in una morsa attraverso il costume. Luca sfilò il costume completamente, lanciandolo con un piede a un metro da lui fino a coprire completamente del suo odore maschile una piccola abitazione lì accanto. Il cazzone del gigante oscillò per qualche istante, sembrava che il costume, prima, fosse sul punto di esplodere ma il gigante non era nemmeno completamente duro, e la bestia che avrebbe dovuto soddisfare era di dimensioni improponibili per il piccolo omino, che rimase pietrificato alla vista.

Luca si sedette a terra con uno schianto che fu avvertito a chilometri di distanza nei villaggi circostanti, la schiena appoggiata contro una parete rocciosa ricoperta di alberi che facevano da morbido cuscino, le natiche muscolose fecero vibrare il terreno, le palle pesanti e grosse si posarono a terra distuggendo una piccola imbarcazione in legno sotto di esse, la coscia destra, poderosa ed enorme obliterò il porto dei pescatori, mentre la sinistra copriva buona parte della spiaggia adiacente. I piedi, giganteschi, troneggiavano, il primo immerso fino a metà tallone in acqua, l'altro appoggiato su un piccolo muretto del porto miracolosamente in grado di sopportarne il peso. Luca scaraventò il piccolo marinaio a terra, proprio davanti al suo enorme cazzone; segandosi lentamente e svogliatamente, facendo sollevare e ricadere a terra le sue palle, ordinò all'omino di farlo godere fino a farlo venire, si mise comodo con le mani dietro la nuca in attesa. Il piccolo omino guardò verso l'alto, oltre alle palle del gigante la cappella del cazzo semi-eretto se ne stava appoggiata sulla coscia sinistra del gigantesco uomo e scrutò un rivolo di liquido preseminale fluire abbondante fino a creare una pozzanghera sulla stessa coscia del gigante. Posso farcela! pensò il piccoletto e, avvicinandosi timoroso alle gigantesche e rotonde palle del gigante, sotto le quali si potevano intravedere le macerie dell'imbarcazione sfasciata dal peso delle stesse, posò le sue microscopiche mani alla ricerca di un appiglio per iniziare la sua lunga, pericolosa ed umiliante scalata al membro del gigante.

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Luca non poteva credere alla sua immensità di fronte a quel patetico omuncolo. Osservava il suo petto esplosivo, le sue braccia potenti e muscolose e le sue forti e muscolose cosce, che dovevano sembrare montagne agli occhi del piccolo marinaio.

Il gigante sentiva ancora sotto le sue palle il fragile legno dell'imbarcazione che aveva appena schiacciato e, senza pensarci troppo, scostò con la mano destra i suoi grossi coglioni in una nuova posizione, distruggendo tutto, questa volta definitivamente, con un solo sordo tonfo. La visione di questa scena lasciò pietrificato il marinaio, ormai rassegnato a dovere scalare quella montagna di virilità.

Nonostante il piccoletto fosse etero, c'era qualcosa che lo attraeva in Luca. Quell'immenso uomo era semplicemente un Dio per lui, e per questa ragione  si sentiva obbligato a soddisfare ogni ordine e a venerarlo. Questa sensazione non era semplicemente dovuta al fatto che il gigante avrebbe potuto cancellarlo dalla faccia della Terra con uno sputo, come il marinaio stesso avrebbe potuto fare con una formica, ma perché ne riconosceva inconsciamente la superiorità.


Dopo avere tirato un profondo sospiro, il marinaio appoggiò le mani sulle grosse palle del gigante, alla ricerca di un appiglio per iniziare la sua scalata e, prestando attenzione, iniziò a scalare la pericolosa e poderosa sequoia di carne che aveva davanti. Il gigante ebbe un sussulto: vedere quell'uomo, alto poco più di un centimetro, muscoloso e bello, scalare il suo cazzone con difficoltà, percependo appena le sue piccole gambette stringere forte per non cadere e il suo piccolo cazzetto strofinarsi contro il suo lo fece godere immensamente, causando una colata di liquido seminale che, lentamente, raggiunse il coraggioso omino, facendolo scivolare un poco verso il basso. Il piccolo marinaio non poteva crederci. Stava lottando per la propria sopravvivenza scalando un cazzo alto come un palazzo. Solo questo era umiliante e sfinente, soprattutto per un uomo come lui, abituato ad essere sempre il maschio Alfa della situazione; ma dovere anche lottare contro una colata di precum, per giunta appartenente ad un uomo chiaramente gay, era veramente troppo. Il liquido scendeva lentamente e pesante, gli si avviluppò attorno alla testa, quasi soffocandolo, e un po' alla volta si trovò avvolto da questa sostanza calda, per certi aspetti era quasi una sensazione confortevole, sebbene terribilmente umiliante.

Proprio quando il piccoletto stava per perdere la presa, il gigante allungò la mano per afferrare il suo poderoso uccellone pulsate. Ora il marinaio era intrappolato fra il palmo della mano destra di Luca e il pene. Approfittando della lubrificazione, Luca iniziò lentameno a far scorrere la mano chiusa a pugno in alto e in basso. D'istinto, il marinaio inizio a dimenarsi per liberarsi, ma questo non faceva che eccitare ulteriormente il titano che procedeva senza tregua, senza nemmeno avvertire lo sforzo immenso dell'omino. I secondi passavano e l'uccello diventava sempre più grande. Luca si soprendeva ogni volta della dimensione del suo stesso pisello, soprattutto quando particolarmente eccitato, ma ora era veramente il cazzo più grosso che quell'intera popolazione avesse mai visto. Luca stava per eiaculare un fiume di sborra quando, all'improvviso, avvertì qualcosa solleticargli il piede. Incuriosito e un po' contrariato, il gigante interruppe la sua attività per osservare meglio cosa potesse averlo pizzicato sul suo enorme piede. Ancora con il cazzo e il marinario in mano, impiegò qualche secondo a mettere a fuoco qualcosa di così piccolo. Con sua sopresa, si accorse che ai suoi piedi c'era una persona che si sbracciava per farsi notare e, osservado ancora meglio, si rese conto che si trattava di una donna. Una piccolissima donna. (CONTINUA)

lunedì 12 aprile 2010

Un Nuovo Regno - Parte 4

Ormai era il caos completo: migliaia di persone si riversavano sulle strade, cercando di scappare spintonandosi e cercando di rifugiarsi nei luoghi più disparati. Il gigante era talmente grande che a volte non era più nemmeno possibile disinguerlo o capire di essergli vicino. Motivo per il quale molta gente, correndo, andava semplicemente a sbattere contro i suoi piedi, quasi fossero un muro o la base di qualche palazzo. Non che ad Andrea la cosa desse fastidio, al massimo avvertiva del solletico ma ormai si stava abituando al formicolio attorno ai suoi giganteschi piedi venosi e potenti.

Il momento in cui Andrea si levò gli slip fu incredibile visto dal basso dei piccoli uomini. Un piede si sollevò all'improvviso, portando via con sè decine di persone che vennero risucchiate dal vuoto d'aria lasciato dallo spostamento di un ammasso talmente grande di carne e muscoli. Poi il gigante si sfilò la prima parte degli slip, portando poi nuovamente il piede a terra, schiacciando nel processo le stesse cose e le stesse persone che erano state schiacciare precedentemente, poi si sfilò anche la parte destra, questa volta riportando il piede a terra assieme agli slip, che in pochissimi secondi fecero raccolta di altri oggetti e persone. Coloro che erano nelle vicinanze dell'indumento sentirono immediatamente il profumo decisamente maschile di quello che era contenuto al suo interno fino a pochi secondi prima.
Poco dopo però, lo stesso piede da cui si erano sfilate le mutande le stava calciando lontano, coprendo un quartiere qualche centinaio di metri più ad est della città. sommergendo un interno palazzo del suo forte odore.

L'istinto di molti di quelli che per il gigante ormai erano insetti, fu di alzare lo sguardo verso l'alto per capire cosa fosse successo. Molti avevano visto che Andrea aveva versato una manciata di persone nel suo immenso pacco e si chiedevano che fine avessero fatto. Probabilmente alcuni erano ancora nelle mutande, più o meno vivi.
La risposta comunque arrivò poco dopo, quando una prima persona cadde dall'alto proprio in mezzo alla folla. Guardando in alto la scena era incredibile, due gigantesche sequoie – le gambe del gigante – si stringevano ad incontrarsi e al loro incrocio le due più gigantesche palle mai viste penzolavano pericolosamente sulla città, seguite dal gigantesco membro di Andrea, eretto e grosso, grossissimo anche per una persona di dimensioni normali. Era largo abbastanza da lasciare ad alcuni piccoletti che erano nelle sue mutande di usarlo come ponte di salvezza. Tenevano le loro piccolissime mani aggrappate alla pelle del cazzo del gigante, che ad ogni sospiro sobbalzava di diversi metri verso l'alto, gonfiandosi ancora lentamente.
I poverini però ebbero i secondi contati, dato che il gigante, prima di cominciare di nuovo il suo cammino devastante per la città, si afferrò il cazzo per inziare a lavorarlo lentamente godendosi la passeggiata e cercando qualcosa da scopare per rilasciare le vasche di sperma che i suoi giganteschi coglioni stavano producendo in abbondanza dal momento del suo primo passo in quella terra di microbi.

Il gigante quindi, tornò a camminare, tenendosi il cazzo in mano.
Era uno di quei camminamenti spavaldi, come solo è possibile quando uno cammina massaggiandosi il membro. Il gigantesco adone, posava ogni passo a terra conscio della confusione e della distruzione creata sotto alle sue piante. A volte, il terreno cedeva miseramente, facendo scendere il piede del gigante nel terreno almeno fino a metà polpaccio. La seconda volta che questo accadde, il gigante disse solo: "fottutissima metropolitana" e così facendo rimase con il piede in quella posizione e con un potentissimo pugno della mano destra distrusse il suolo attorno al polpaccio, rivelando alla luce del sole le rotaie e un piccolo treno incastrato per metà sotto il suo piede. "eheheh, bingo! vi ho trovato, formichine". La mano scese ancora una volta, minacciosa gigantesca, questa volta per afferrare il treno ed estrarlo dalle viscere della terra. Tirato solo da una carrozza, il treno si sfilò completamente.
All'interno la gente cadeva nel vuoto fino ad incontrare le porte chiuse tra una carrozza e l'altra. Alcuni riuscirono a vedere fuori dal finestrino di essere sollevati a centinaia di metri di altezza.
Inutile dire che il gigante, in tutta la sua arroganza, non perse nemmeno un secondo per confrontare il treno con il suo membro eretto. Stacco due carrozze di troppo e le lasciò cadere a terra. Tenne in mano le altre tre e leappoggiò proprio sopra il suo uccello. Il treno raggiungeva a malapena la lunghezza del cazzo del gigante, esclusa la gigantesca cappella viola e umida per l'eccitazione, e sicuramente non era nemmeno paragonabile in larghezza. "Ridicolo! Se mi scopassi uno di questi palazzi sarebbe più distruttivo che trapassarlo con questo treno. Sono un fottutissimo gigante, insetti!" E così dcendo lanciò il treno lontanissimo, dove più nessuno potè vederlo, fece un passo per schiacciare una folla che si era raggruppata proprio sotto di lui e ficcò in un solo colpo il suo membro dentro il palazzo di fronte e lui, che superava a malapena il suo ombelico. Il palazzo venne trapassato da parte e parte, la punta del membro del dio spuntò dall'altra facciata distruggendo muri e finestre, facendole esplodere.
"Ahhh, sìì!" Il gigante allargò ancora un pò le gambe, per avere più stabilità, e appoggiò entrambe le mani sulla cima del palazzo per possederlo meglio. Dopo il primo colpo, le palle si abbatterono sulla facciata del palazzo, entrando a loro volta dentro di esso e schiacchiando le persone che erano alla loro altezza, per poi tornare all'esterno e tornare a ciondolare tra le gambe del mostro.

Ad ogni colpo il membro si ingrossava ulteriormente, la cappella usciva dalla pelle attorno ad essa e inumidiva tutto e tutti coloro che gli capitavano accanto. All'interno del palazzo la scena era eccitante e spaventosa al tempo stesso: Un mostro di pelle, si faceva largo lentamente ad ogni colpo, tra tutti gli elementi di arredo da ufficio rimasti intatti dal primo affondo. Alcuni, rassegnati al fatto di essere ormai destinati a finire schiacciati dal momento orgasmico del gigante, si avvicinarono per massaggaire il più gigantesco cazzo che avrebbero mai visto in vita loro.
Il gigante cominciava a sudare, colate di acqua calda e odorosa cominciavano a fluire dal petto verso gli addominali, cadendo lentamente come piccolossime cascate e riversandosi sulla base del cazzo per poi cadere goccia dopo goccia sulla strada. Dove altra gente veniva schiacciata dagli improvvisi spostamenti dei piedi di Andrea, che a volte riaggiustava la sua posizione. I gemiti di godimento si sparsero per la città che si immobilizzò per assistere a quel momento ipnotico. La velocità della scopata cominciava ad aumentare, e tutti pensarono che il momento stesse per arrivare - e avevano ragione. Improvvisamente, colpo dopo colpo, il palazzo si sbriciolò tra le mani del dio e proprio pochi secondi prima di eiaculare si disintegrò attorno alla mazza gargantuesca, il gigante si girò quindi verso la folla che si era formata alle sue spalle e dall'alto fece un gigantesco sorriso, più un ghigno a dire il vero e con un fortissimo urlo, che segnalava il massimo della sua eccitazione e il momento dell'orgasmo, liberò tutto il suo sperma caldo, abbondate e pesante sulla folla, che realizzando cosa era appena successo stava già inziando a scappare ancora una volta.
Il primo fiotto si abbattè lontanissimo, uccidendo sul colpo una decina di persone e appiccicandone a terra altrettante, lasciate a cercare di liberarsi dalla sostanza. tenendosi il cazzo, ANdrea fece un altro passo, schiacciando altra gente e gettando un secondo un terzo e un quarto schizzo, che finrono attorno a lui. Questi furono seguiti da un forte verso del gigante, che sentì arrivare altri abbondantissimi fiotti di sperma, che infatti uscirono copiosi. Non finirono lontani dal cazzo del gigante ma in quantità incredibile e abbondante, spiaccicandosi al suolo e annegando altre persone. ANdrea mollò la presa del suo membro gigantesco che rilasciando gli ultimi schizzi iniziava già a sgonfiarsi, stanco e fiero, afflosciandosi tra le cosce del titano. Guardandosi il cazzo, ancora più impressionante ora che era flaccido eppure ancora così grande e potente, il gigante si massaggiva il petto e gli addominali ripulendosi dai detriti della scopata e di sudore, per poi posare un piede di proposito su una sborrata abbondante e piena di uomini che stava proprio sotto si lui, schicciandoli come si farebbe con una sigaretta.

Andrea restò fermo qualche secondo, con le manu sui fianchi guardano la distruzione attorno a lui e raccogliendo da terra gli slip e infilandoseli di nuovo, sistemandosi l'uccello ancora una  volta e, massagiandosi le grosse palle, quasi a sottolineare chi fosse il maschio dominatore, disse a voce alta: "adesso ci vorrebbe una cazzo di birra fresca".

martedì 3 novembre 2009

Intrusi....

Tornato a casa, questa sera, mi sono immediatamente sfilato le scarpe e i calzini, rimanendo scalzo e, allentandomi il nodo della cravatta, mi sono diretto verso il frigorifero per bere una birra fresca. Chiuso il portellone del frigorifero, ho fatto un primo passo verso il divano quando con il piede ho schiacciato qualcosa.
In un primo momento pensavo di avere calpestato qualche rimasuglio di cibo ma quando ho abbassato lo sguardo - ancora con la birra in mano - mi sono accorto di avere schiacciato qualcosa di ben diverso.
Alcuni dei piccoli omuncoli che abitano in piccole città sparse nei paraggi si erano intrufolati in casa mia, forse per esplorare dove vivo e per capire meglio come attaccarmi, o forse solo per curiosità; ad ogni modo, mentre me ne stavo immobile come una gigantesca statua con i piedi ben saldi a terra, ho notato che alcuni di loro si stavano dando da fare per cercare di sollevare le tonnellate di pelle e muscoli dei miei piedi per salvare i loro compagni, che a quanto pare erano stati cancellati dal mio banalissimo passo.

Dopo avere osservato i loro inutili sforzi per qualche minuto, ho semplicemente risollevato per poi riposarlo lentamente sui coraggiosi omini rimasti attorno alla mia mastodontica presenza, schiacciandoli tutti senza nessuna fatica e continuando a bere la mia birra dalla bottiglia. Nel frattempo, ho intravisto un altro piccolo gruppo di questi esseri intrufolarsi sotto al tavolino del salotto. Senza badare agli insetti che avevo appena schiacciato mi sono subito diretto, passo dopo passo, verso il tavolino. In pochi istanti mi sono spogliato rimanendo in slip davanti al tavolino, che ho poi spostato con un piede, mettendo in mostra immediatamente il gruppetto di 10-15 sfortunati che, come previsto, ha iniziato a sparpagliarsi in diverse direzioni.

Sistemandomi con la mano sinistra il pacco che ora iniziava a gonfiarsi e a spingere per uscire, ho cancellato con un piede metà del gruppo semplicemente con un passo. Mi sono poi lentamente abbassato per raccogliere l'altra metà del gruppo. Dopo essermi risollevato ad un'altezza inimmaginabile per loro, li ho osservati per qualche istante dimenarsi nel palmo della mia mano, incerto sul da farsi e terrorizzati dalla potenza sprigionata dai miei pettorali, adesso proprio di fronte ad essi.
Annoiato ma comunque ancora eccitato, ho aperto con il pollice libero un varco tra la mia pelle e gli slip, rivelando a quei piccoletti il mio enorme uccello e le mie palle gonfie ed eccitate. Poi, con un movimento della mano, ho fatto scivoalre il gruppetto dentro alle mutande per poi chiudere e darmi una bella sistemata all'uccello.

Proprio ora, mentre scrivo seduto sulla sedia, sento i loro inutili tentativi di liberarsi dal peso del mio cazzo gigante. Alcuni di loro hanno smesso di muoversi, forse hanno capito che i loro movimenti, eccitandomi, possono essere letali per loro.

Domani vi saprò dire se hanno superato la notte in compagnia del mio cazzo  oppure no.

GiantGod

lunedì 2 novembre 2009

Passeggiata domenicale...

Dopo una settimana di lavoro senza sosta, è stato un vero sollievo infilare le mie infradito, mettermi comodo e fare una passeggiata fuori casa.
Ovviamente, dopo pochi minuti, mi sono imbattuto in un piccolo villaggio, le cui case superavano a malapena le mie caviglie. Inavvertitamente ho schiacciato una delle prime case ai bordi del paesino. Non è che la cosa mi abbia toccato, anzi, mi sono divertito a schiacciare anche quella successisa, questa volta godendomi ogni secondo della discesa della suola sul quel piccolo edificio.

Insomma, pochi minuti dopo ero al centro del villaggio, in piedi, ad osservare divertito il via vai ai miei piedi. Mi impressiona sempre vedere il panico che la sola presenza della mia figura genera sui piccoli ed inutili abitanti delle terre che circondano casa mia.
Ho notato l'arrivo di una piccola squadra uomini armati di lance ed altri piccoli oggetti appuntiti ed ho capito che gli esseri in questione non erano evoluti come altre città che ho visitato in passato. Divertito dal loro coraggio mi sono fermato ad osservare – mani sui fianchi –; dopo un momento di esitazione, la prima fila del piccolo esercito si è scagliata contro le mie infradito, scavalcandole e tentando di conficcare il mio alluce con quelle piccole lance.
Mi sono divertito a guardarli per qualche istante, e il solletico delle piccole punte abbinato alla senso di incredibile superiorità rispetto a quei piccoli insetti mi ha leggermente eccitato; dopo pochi minuti, annoiato, mi sono ritrovato a dire qualcosa come "bah, adesso basta, vi schiaccio per bene e me ne torno a casa". Così dicendo, ho sfilato lentamente i miei piedoni dalle infradito e dopo qualche istante ho fatto scendere lentamente la mia pianta del piede piatta sul piccolo esercito compatto, schiacciando una ventina di uomini muscolosi ed atletici senza nemmeno accorgermene.
Con l'altro piede, giusto per fare in modo che quei vermi si ricordassero di me anche dopo la mia partenza, ho distrutto anche alcune delle case alla mia sinistra, ritrovandomi con decine di piccole figure in fuga sopra e attorno al mastodondico piede.

Passo dopo passo, tenendo in mano le infradito, sono tornato a casa, consapevole dei disastri provocati ad ogni mio passo.

GiantGod

sabato 24 ottobre 2009

Un Nuovo Regno - Parte 3

La sensazione doveva essere molto piacevole a giudicare dall'espressione del dio.
I piccoletti raccolti da terra si dimenavano e lottavano inutilmente contro quel mostro di carne che altro non era che un uccello di dimensioni inimmaginabili. Quando il giovane si rialzò, il mondo dei poveri sfortunati chiusi all'interno degli slip si fece ancora più stretto: le palle si assestarono ulteriormente verso il basso, muovendosi lentamente, mentre il tessuto si fece più stretto definendo il già ben visibile e notevole membro ma rendendo tutto più stretto attorno ad esso.
Quasi senza pensarci, il gigante si aggiustò il pacco con la mano a cucchiaio, eliminando sul colpo tutti quegli sfortunati che in quel momento si trovavano sotto le gigantesche palle.

Andrea aveva delle palle notevoli, grosse, gonfie, pesanti. Quando era una persone "normale" aveva già notatato questa sua particolarità osservando i suoi compagni di nuoto. Avevano tutti dei testicoli secchi e piccoli se confrontati con i suoi. Certo a volte era imbarazzante indossare determinati indumenti, ma in fondo sapeva che gli occhi di tutti in metropolitana o sul bus erano puntati su quel bel pacco proprio a causa del rigonfiamento aggiuntivo fornito dai suoi genitali, e la cosa lo rendeva fottutamente fiero.
Ora certamente gli occhi di TUTTI erano puntati su di lui e sulle sue parti basse, che per qualche strana ragione riuscivano ad arrapare anche i piccoli uomini eterosessuali. Ma tutti i piccoletti che si trovavano attorno ai suoi piedi avevano poco da pensare in fatto di eccitamento sessuale: tutti erano preoccupati a fuggire da quelle enormi piante che passo dopo passo schiacciavano, tritavano, sprofondavano tutti e tutti.

"Cazzo, quanto sieti piccoli" - "Scappate, se riuscite, dal vostro destino, ma verrete investiti prima o dopo dalla potenza dei miei piedi giganteschi" Poi, fermandosi e massaggiandosi lentamente l'uccello intrappolato nelle mutande e che spingeva insistentemente per uscire, disse: "E se non verrete schiacciati, verrete scopati dal più grosso uccello che abbiate mai visto o annegati dalla più calda colata di sperma che abbiate mai visto, e credetemi, questi bei coglioni ne producono parecchia di sborra"; così dicendo, il padrone assoluto di quel mondo si abbassò gli slip e se li sfilò, schiacchiando nel processo sotto i suoi piedi forti e maschi altre decine di persone e distruggendo un piccolo palazzo.
Ora, davanti agli increduli lillipuziani si ergeva il più immenso e perfetto essere umano che avessero mai visto: Alto - a dir poco - fisicamente perfetto, con un viso incredibilmente bello e mascolino, un uccello eretto di 23 cm che a quelle dimensioni era diventato più alto di una torre di diversi piani, e due grandi piedi piantati nel suolo attorno ai quali si era scatenato il pandemonio e il delirio più completo.  Il gigante gettò gli slip a terra, soffocando tutte le persone che finirono sotto di essi con l'odore di cazzo che si sprigionava da essi.
Le televisioni registrarono le immagini di piccolissime persone perdere la presa dal cazzone eretto sopra la città per poi cadere nel vuoto - e di altre rimaste qualche secondo sopra di esso, incredule, schiacciate però dalla mano del gigante che, lentamente, iniziava a masturbarsi camminando lentamente e guardando a terra la distruzione causata, alla ricerca di qualsiasi cosa potesse essere adatta ad essere scopata fino allo sfinimento e sfogare così le sue voglie, accresciute ora dal potere assunto su quella piccola inutile civiltà. [pubblico il documento - mi scuso per errori e imperfezioni, non ho ancora riletto]

Guest-writer: micromacroitaly

MICRO SHRINK

Capitolo 1

Ero seduto alla fermata dell’autobus prestabilita. Stavo aspettando Andrew.
Andrew era un ragazzo che avevo conosciuto poco tempo prima su una chat room di un sito internet dedicato a un feticcio chiamato macrophilia. Praticamente si trattava di fantasie, legate al rimpicciolimento o all’accrescimento delle dimensioni delle persone.
Io e Andrew avevamo trascorso molto tempo in chat, condividendo le nostre fantasie e vivendo interessanti ed elaborate avventure in Role-Play molto eccitanti e divertenti.
Eravamo perfettamente complementari: a lui piaceva interpretare la parte del gigante e a me quella del piccoletto. Lui non cresceva mai; ero io a rimpicciolire. Sempre.

Quel giorno, Andrew, mi convinse ad incontrarlo di persona. Mi scrisse che aveva comprato un oggetto in un negozio di oggetti magici e misteriosi, che sarebbe stato in grado di realizzare concretamente i nostri sogni.
Naturalmente io trovai questa idea a dir poco folle e bizzarra, ma assecondai il mio amico e acconsentii ad incontrarlo.
Sfortunatamente, io non avevo mai visto Andrew, nemmeno in video chat e o in fotografia, e questo mi provocava un leggero stato di ansia.
Mi disse soltanto che non sarei rimasto deluso e questo mi incuriosì parecchio. Ma arrivati dove eravamo, il suo aspetto non era la cosa che mi interessava di più: a me Andrew piaceva per le fantasie che condivideva con me e per le sensazioni che mi faceva provare.
Mi disse che era alto 195 cm e che si sarebbe presentato con una t-shirt rossa e dei shorts in jeans. Passarono 10 minuti e finalmente lo vidi arrivare.

La mia bocca si spalancò con evidente stupore. Ero scioccato!
Era semplicemente meraviglioso!
Impossibile che fosse vero!
Si avvicinò a me e io mi alzai in piedi, e la prima cosa che notai, fu l’effettiva differenza di grandezza dei nostri corpi. 37 centimetri in meno erano già di per sé una cosa meravigliosa.
“Ciao Matthew, finalmente ci incontriamo. Piacere, io sono Andrew” e dicendo questo mi porse la sua grossa mano.
Gliela strinsi e non potei fare a meno di notare la grandezza e di quanto fosse bella, larga e muscolosa quella mano.
“Sono così eccitato del nostro incontro. Non vedevo l’ora di incontrarti e devo dire che sei esattamente come mi aspettavo: piccolo anche nella vita reale. Quanto sei alto?” mi chiese.
“Oh, Beh, io sono alto 158 centimetri ”.
“Forte. Troppo forte! Beh come ti ho detto ho comprato questo oggetto e non vedo l’ora di vedere se funziona realmente.”
A quanto pare ci credeva sul serio.
“Cosa dici? Andiamo nel mio appartamento? Si trova proprio dietro l’angolo.”
Ci incamminammo con passo svelto.

Mentre ci dirigevamo verso casa sua, io ispezionai con la lente di ingrandimento il corpo mastodontico del mio amico. La schiena e le spalle erano molto larghe e spesse. Sembravano ancora più larghe di quanto non lo fossero in realtà in quanto la sua vita, al contrario, era minuscola. La forma a V del suo torace era perfettamente evidente. Le braccia erano molto muscolose con i bicipiti sebbene non in tensione, mostrassero il loro gonfiore e la loro rotondità. Le gambe e i polpacci erano la fotocopia dei bicipiti e ad ogni passo che faceva si flettevano in maniera stupefacente. Rimasi colpito dalla dimensione dei polpacci: spessi almeno quanto le mie cosce… se non addirittura di più!
“Lo so che mi stai squadrando. Tutti i ragazzi lo fanno. So di avere un bel corpo. Ma le attenzioni di quei ragazzi non mi interessano. Solo una cosa mi interessa e mi eccita: la macrophilia. Nient’altro. Ho provato tante cosa, ma onestamente aspettavo questo momento da una vita. E tu sei un partner perfetto, perché sei piccolo e minuto anche così come sei adesso. Mi fai sentire enorme già in questo momento.” Mi disse mentre camminavamo e guardandomi dall’alto al basso con una espressione compiaciuta stampata sul suo bel volto da fotomodello.

Arrivammo finalmente a casa sua ed entrammo nel soggiorno.
Lui corse in camera da letto. Se ne uscì dopo pochi istanti nudo, indossando un paio di slip bianchi Calvin Klain. Mentre si avvicinava, potei finalmente notare le forme perfette del suo fisico. Muscoloso e definito. Mi mostrò quello che sembrava essere una pistola giocattolo fantascientifica. Un oggetto che si vede solo nei telefilm di Star Trek: sembrava un rasoio elettrico. Io non riuscivo a capire, se stesse scherzando o se veramente credesse in quello che stava facendo.
“Ecco, vedi? Questa pistola può far si che i nostri sogni finalmente si avverino. Inserendo il coefficiente di riduzione o di ingrandimento si può ridurre o ingrandire qualsiasi cosa!” affermò più convinto che mai.
“Inoltre ho comprato degli auricolari, collegati tramite microfoni a corto raggio, in modo da poter rimanere in contatto audio, anche quando sarai rimpicciolito troppo per poterti farti sentire”.
Io lo guardavo sbalordito. “Ma allora credi veramente che questo …coso… possa veramente funzionare?”.
“Certo che funziona! Vedrai!” porgendomi l’auricolare.

“Allora? Sei pronto?” mi chiese Andrew sistemandosi l’auricolare nell’orecchio.
“Si, quasi… solo un attimo…” risposi infilandomi il mio.
Decidemmo di provare qualcosa di nettamente estremo: la riduzione sarebbe stata di un coefficiente pari a 100. In parole semplici il mio corpo sarebbe stato ridotto di 100 volte, quindi da 158 cm sarebbe passato a 1,58 centimetri !
Eravamo dei pazzi?... Ero un pazzo?... Guardai Andrew con indosso solo gli slip bianchi di Calvin Klain... No! Non ero pazzo, ne valeva decisamente la pena!
“Pronto. Uno. Due. Prova. Mi senti?”
“Ti sento forte e chiaro. Tu? Mi senti?”
“Perfettamente” disse Andrew, togliendo la mano dall’orecchio. “Questi aggeggi sono fantastici! Dunque, tutto è pronto! Preferisci rimanere vestito o spogliarti?”
“No, dai, per questa volta preferisco rimanere vestito… a spogliarmi faccio sempre in tempo” dissi sedendomi sul bordo della scrivania.
Guardai Andrew prendere la pistola elettronica dalla cassaforte e dirigersi al centro della stanza.
“Un attimo solo, che inserisco i coefficienti di rimpicciolimento… ed ecco fatto. Io sono pronto!” alzò lo sguardo sorridendomi.
Gli sorrisi di rimando. Feci un bel sospiro. Deglutii. Chiusi gli occhi per un paio di secondi, chiedendo a me stesso per l'ennesima volta se fossi consapevole di quanto stessi facendo. Riaprii gli occhi e vidi Andrew in piedi, davanti a me, in tutto il suo mastodontico splendore.
“Si, Sono pronto.” Dissi con profonda convinzione.
“Bene, allora si parte!” esclamò Andrew puntandomi la pistola contro e premendo il grilletto.
Una insolita luce bianca mi abbagliò per un brevissimo istante prima di scomparire.
Tutto rimase immobile per un attimo, poi ebbi un capogiro e una sensazione di straniamento mi pervase. Dopo di chè, il rimpicciolimento iniziò. Tutto cominciava a diventare più grande…
Più grande…
Più grande…

Ad un certo punto, ero diventato talmente piccolo che potei mettermi in piedi sulla scrivania, in quanto presumo fossi diventato alto una decina di centimetri. Mi avvicinai al contenitore, porta oggetti e notai che le matite stavano diventando più alte di me. Andai di fianco al righello e mi ci misi di fronte, notando che la soglia dei cinque centimetri era all’altezza della mia anca, ma cresceva rapidamente.
Arrivò al petto…
Alle spalle…
Mi passò davanti agli occhi…
“Bene, sono quasi arrivato…” sospirai ad alta voce.
“Mmm, non proprio…” sentii affermare nell’auricolare Andrew “…non so come dirtelo, ma non ti ho ridotto di 100 volte… Bensì di un valore leggermente più alto…”
“Cosa?!?!” esclamai preoccupato notando che la soglia dei due centimetri era oramai molto più in alto della mia testa e si allontanava rapidamente.
“Di quanto Andrew? Dimmi di quanto!” gli chiesi sconvolto, vedendo passare davanti ai miei occhi la soglia dei due centimetri…
“Beh… è una sorpresa… vedrai tu stesso…” disse in tono divertito Andrew.
“Non c’è niente da ridere Andrew. Non è divertente”
“Stai calmo Mat. Non ti agitare.” Disse Andrew questa volta in tono serio, per poi aggiungere più leggermente “…e vedrai che ti divertirai, come mi stò divertendo io…”
La mia attenzione era rivolta solamente al righello che avevo di fronte. Guardavo le tacche sulla sua superficie, andare verso l’alto, una dopo l’altra.
Due centimetri…. 1,5… 1 centimetro… 0,9… 0,8…
“Oh mio Dio…” sospirai “sono sotto il centimetro…”
“Lo so, lo so…” in tono soddisfatto disse Andrew.
0,5… 0,4… 0,3… 0,2…
Il rimpicciolimento all’improvviso rallentò, fino a fermarsi completamente.
Guardando le tacche sul righello, la mia altezza era a metà strada tra il millimetro e i due millimetri.
“Ecco fatto! Vedi che non è successo niente! Il coefficiente che ho immesso nella pistola era pari a mille volte le tue dimensioni abituali. Per cui dovresti aver raggiunto l’altezza di 1,58 millimetri . Non è fantastico?!” chiese Andrew tutto entusiasta.
Ero scioccato e allo stesso tempo meravigliato del mondo in cui ero immerso: davanti a me stava il righello rosso alto come un grattacielo di trecento metri e di fianco, lo schermo del computer delle dimensioni di una piccola collina di quattrocento metri. Ma niente mi sconvolse di più, di quando mi voltai in direzione opposta e lo vidi...

Andrew era ancora in piedi nel mezzo della camera. Spense la pistola elettronica e la gettò sul letto.
Colossale. Immensamente gigante. Non mi sarei mai aspettato di vedere una cosa simile.
Si avvicinò alla scrivania e si inchinò, avvicinando il suo volto alla superficie per guardarmi meglio.
"Troppo forte" disse con un sorriso beffardo sulle labbra.
"E' incredibile vederti vicino a questo righello che uso per misurare me stesso... Per me è ovviamente troppo piccolo... ma per te è decisamente troppo grande... Prova a controllare: quanto sei alto?"
Mi appoggiai alla superficie del righello e con la mano sopra la testa, ne indicai il punto esatto sul righello. La mia mano si trovava esattamente a metà strada tra la tacca del millimetro e quello dei due millimetri.
"Circa un millimetro e mezzo..." dissi attonito.
Andrew rise di gusto... mi coprii le orecchie perchè mi sembrò un tuono insostenibile al mio udito.
"Perfetto! E' ancora meglio di quanto mi aspettassi. Sei così piccolo e patetico. Dovresti pesare praticamente niente adesso. Devo vederti vicino al mio cazzo. Mi chiedo se riuscirei a sentire il tuo peso sopra di esso. Probabilmente no!"
Rimasi scioccato di quanto successe dopo. Ero pietrificato.
Andrew con una espressione meschina, si alzò in piedi e si abbassò gli slip. Il suo super cazzone ballonzolò fuori come una molla troppo compressa. Se lo afferrò, fece un passo verso il tavolo. Da parte mia feci un passo indietro, ma sbattei la schiena contro il righello dietro di me.
Andrew posò il suo uccello sul tavolo. Un tonfo sordo percosse l'aria che si impresse immediatamente del suo odore intossicante. Se mi sentivo piccolo prima, in quell'istante mi sentii assolutamente minuscolo ed insignificante. E' difficile descrivere la scena: in poche parole, un cazzo ancora flaccido di ben 150 metri di lunghezza e cinquanta di altezza mi stava di fronte, coricato sulla superficie del tavolo, come una enorme sequoia appena abbattuta.
Poi sentii la sua voce tuonare sopra di me. Molto sopra di me: “Mi chiedo adesso come un essere così piccolo, possa essere lontanamente utile a soddisfare le mie voglie…”